Un titolo che ha scatenato una vera e propria tempesta di polemiche quello di apertura in prima pagina, di mercoledì 8 novembre, del quotidiano “Libero”.
“Per stendere Renzi bisogna sparargli” titola l’editoriale di Vittorio Feltri che commenta la partecipazione dell’ex premier Matteo Renzi a “Ballarò”.
“Ho scelto una metafora di uso comune: attribuire al mio titolo il valore di una minaccia – spiega Vittorio Feltri – significa essere analfabeti”. “E poi – aggiunge – in un articolo non c’è solo il titolo: chi vuole capire meglio, legga il testo. E basta leggere il titolo per intero e i primi tre capoversi del pezzo per capire che Renzi è vittima del fuoco amico: ‘Nel Pd goffi tentativi per liberarsene’, è la sinistra che gli spara”.
Nonostante la spiegazione di Feltri, il titolo ha raccolto pesanti critiche sia da parte delle istituzioni sia dalla stampa.
“Il titolo di Libero non è un’analisi politica. Non è una metafora. Non è una provocazione. Non è una sintesi. Non è una battuta. È solo triste e intollerabile spazzatura…”, il presidente del Senato, Pietro Grasso, affida a Twitter il suo commento.
“Un titolo agghiacciante. Ed è solo l’ultimo di una lunga serie di incitamenti deliberati all’#odio. Questo non è giornalismo. Solidarietà a @matteorenzi”, aggiunge Laura Boldrini, presidente della Camera.
“Libero su Renzi usa linguaggio irresponsabile. Parte lesa non solo il segretario del Partito Democratico, ma anche i giornalisti consapevoli della loro funzione sociale” afferma Carlo Verna, presidente dell‘Ordine nazionale dei giornalisti. “A prescindere da iniziative del diretto interessato – aggiunge Verna in un tweet – presenterò una segnalazione al Consiglio di Disciplina territoriale a tutela dei colleghi consapevoli della funzione sociale dell’informazione”.
Mentre la Federazione nazionale della stampa italiana in una nota commenta: “Il titolo del quotidiano Libero su Matteo Renzi è istigazione alla violenza e incitamento all’odio. Non ha niente a che vedere con il giornalismo né può rappresentare esercizio del diritto di critica, sempre legittimo e insopprimibile, ma nel rispetto della dignità delle persone. Al segretario del Pd, così come ad ogni altra persona colpita da parole trasformate in pietre, la solidarietà della Fnsi”.
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