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Mobilità 2.0

Bergamo s’ispira a Shanghai: apre al bike sharing a flusso libero

S'inforca una bici, si pedala fino alla meta e la si lascia dove si vuole purché non intralci traffico e pedoni. Palafrizzoni "chiama" le società del settore

Si trova una bici, si pedala fino a destinazione e la si lascia dove fa più comodo, purché non intralci il traffico e i pedoni. È il cosiddetto bike sharing a flusso libero, un servizio che potrebbe diventare realtà anche a Bergamo.

L’uso del condizionale è in ogni caso d’obbligo: ad oggi, infatti, non vi è nulla più di un’apertura del Comune sul tema attraverso una delibera dello scorso 26 ottobre. Più che altro una dichiarazione di intenti: “È un sistema interessante, che crediamo possa funzionare anche in città di media grandezza – commenta l’Assessore alla Mobilità del Comune di Bergamo, Stefano Zenoni -. La speranza è che il mercato bergamasco sia appetibile e in grado di attrarre i privati che offrono questo tipo di servizio”. Palafrizzoni, dunque, chiama… e resta in attesa di risposte da parte delle società del settore.

A rompere gli indugi è stata Mobike, società cinese partita da Shanghai ad aprile del 2016 e ora presente con le sue bici intelligenti in 150 città del mondo. In Italia le prima città a sperimentare il servizio sono state Firenze e Milano.

Le biciclette, dotate di Gps (anche per cercare di evitarne il furto), sono prenotabili attraverso un’apposita app su smartphone e sono a ‘flusso libero’, ovvero non sono da ritirare e consegnare in apposite stazioni, ma da poter lasciare ‘ovunque’, nelle rastrelliere o in apposite nuove aree di sosta. E le tariffe? A Milano, ad esempio, la stessa Mobike ne ha stabilita una per il noleggio: 30 centesimi ogni mezz’ora che vengono addebitati sulla carta di credito.

Free Floating

“Il servizio potrebbe essere potenzialmente utilizzato in tutta la città – prosegue l’Assessore Zenoni -. Le bici a flusso libero sarebbero presenti in tutti i quartieri, nelle periferie e soprattutto dove non c’è l’attuale bike sharing con le stazioni di prelievo”.

Il principale vantaggio del servizio, rispetto a quello tradizionale, è dunque quello che per prendere e poi lasciare la bici non serve raggiungere una delle stazioni. Ma non solo: specialmente negli orari di punta, può capitare che le stazioni siano piene, e che quindi si debba andare a lasciare la bici in quella più vicina, perdendo tempo e dovendo fare una deviazione.

Nelle città che hanno sperimentato la nuova modalità sono però sorti anche problemi. Il principale è che non tutti gli utenti ripongono le due ruote come dovrebbero. Sempre a Milano, a fronte del numero di biciclette e ciclisti in aumento (saranno oltre 17mila le bici in condivisione da qui ai prossimi mesi) l’amministrazione ha cominciato ad installare nuove rastrelliere per evitare il caos parcheggi. Non sono infatti mancati esempi a dir poco “fantasiosi”: bici appese ad alberi e altre abbandonate sui marciapiedi, altre direttamente gettate in fontane e corsi d’acqua. Non proprio degli esempi di civiltà.

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