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La lettera

Referendum e voto elettronico: “Ce la siamo cavata, ma quanta disorganizzazione”

A tre giorni dalla chiusura delle urne non si placano le polemiche sul voto elettronico sperimentato in Lombardia in occasione del referendum per l’autonomia. 

Dopo le parole del presidente di seggio bergamasco che tra sabato 21 e domenica 22 aveva fatto i conti con una tecnologia comoda per gli elettori ma molto problematica per chi doveva gestire tutta la macchina operativa (LEGGI QUI), un’altra testimonianza dai seggi punta il dito contro le complicazioni date dalle voting machine e relativo software.

“Buongiorno,
Sono stata una digital assistant in provincia di Bergamo.
Ho avuto una formazione online riguardo a ciò che avrei dovuto fare. La Manpower mi ha consegnato un manuale per sapermi orientare al seggio. In molte cose il manuale era differente o non riportava le stesse direttive del manuale del presidente.
Alle ore 14.35 del sabato ho ricevuto un messaggio da coloro che ci hanno ingaggiato con scritto di non contattare l’help desk dalle 15 alle 17( il seggio apriva alle 16). Ho dovuto alle 17.30 chiamare l’help desk e una voce mi diceva che non era momentaneamente attivo. Una volta presa la linea sono stata al telefono un’ora prima che mi rispondesse l’operatore, il quale ne sapeva meno di me, creando difficoltà nella gestione delle operazioni del seggio. Ho richiamato una seconda volta, con le stesse attese, l’operatrice si è consultata con i colleghi e mi hanno dato le direttive per risolvere il problema. E così è stato.
Io penso che essendo stata la prima volta di un voto elettronico ce la siamo cavata bene, nonostante reputo veramente scarsa la gestione dell’organizzazione”.

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