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Il racconto

“Il calcio? Ve lo raccontiamo noi ragazzi che sul campo ci passiamo la vita”

"Ma è davvero solo questo il calcio? Un giro d’affari e di calciatori avidi? O è qualcosa di più? Ho voluto chiederlo a chi il calcio lo vive da sempre, a chi sul campo ci ha passato la vita. Ai ragazzi che il calcio lo sognano."

I televisori rimbombano di notizie calcistiche, descrivono i giocatori come sportivi egocentrici e pieni di sé. Nelle curve degli stadi sembrano vigere solo le regole di un passato villano.
Ma è davvero solo questo il calcio? Un giro d’affari e di calciatori avidi? O è qualcosa di più?

Ho voluto chiederlo a chi il calcio lo vive da sempre, a chi sul campo ci ha passato la vita. Ai ragazzi che il calcio lo sognano.
Iniziano all’incirca all’età di 6 anni, e se gli chiedi il perchè, le loro labbra si aprono in un sorriso, come a ricordare gli anni spensierati, e rispondono che si giocava solo per stare insieme. Poi però per alcuni le cose sono cambiate.

Per chi ha il calcio nelle vene questo sport non rimane più un modo per divertirsi con gli amici, ma si trasforma in un lavoro e diventa un obbiettivo.
I cellulari iniziano a suonare, le squadre li vogliono e sono disposti a pagare per farli giocare e qui iniziano a sognare.
Tra una parola e l’altra uno dei ragazzi che sto intervistando, Matteo, mi spiega che secondo lui il vero giocatore non è colui che in campo si vanta dei suoi successi, ma chi porta i suoi sogni in alto e a volte si fa male, anche tanto. Nel calcio, mi racconta questo ragazzone di un metro e 90 con gli occhi colore del caffè, accade.

Un ginocchio rotto, un polso lussato o uno strappo muscolare. Nei casi peggiori si finisce in sala operatoria senza sapere davvero se sul campo ci si potrà tornare, se va meglio invece bisogna sottoporsi ad un estenuante riabilitazione, giorni e giorni portano il proprio corpo e la propria mente a limiti che non si pensava di poter raggiungere.
Ma allora perché non mollano? Sarebbe più facile, basta dolori, basta fisioterapie, potrebbero fare serata il sabato sera con gli amici senza il pensiero della partita la domenica, e trovare un lavoro che magari remunera di più.

E glielo chiedo, io che di calcio non ci capisco nulla e che preferisco le pagine dei libri ai giri di campo. La risposta non mi sorprende onestamente, perché questi ragazzi all’età di vent’anni vanno come dei treni e non potrebbero mai lasciare il campo verde e il pallone che a volte maledirebbero.
È la passione che li manda avanti e non li fa fermare. È la disciplina che questo sport gli insegna che impone loro di non mollare mai, qualsiasi cosa accada.
Questo è il calcio.

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