Mondo del calcio in lutto per la scomparsa di Marino Perani, storico calciatore del Bologna e originario di Ponte Nossa, in alta Valle Seriana. Perani, malato da tempo, è morto a 77 anni nella mattinata di mercoledì 18 ottobre a Bologna, città dove ormai viveva da anni; da qui a pochi giorni, il 27 ottobre, avrebbe compiuto 78 anni.
L’ex calciatore era cresciuto tra fila delle giovanili dell’Atalanta per poi passare, nel 1958, al Bologna; dopo una stagione positiva, il club girò in prestito l’ottimo attaccante al Padova per fare esperienza. Nel 1960, tornò a vestire la maglia del club emiliano e vi pose radici per ben 14 anni. Perani rivestiva il ruolo di ala destra e, insieme a Ezio Pascutti, formò una celeberrima coppia di ali. Nel corso dell’annata 1963-1964 ha conquistato con la squadra rossoblù il settimo e ultimo scudetto del Bologna. Con la casacca emiliana, Perani ha vinto per ben due volte la Coppa Italia: prima nel 1970 e, poi, nel 1974. Nella storia del Bologna verrà ricordato come il quinto giocatore di sempre per le presenze collezionate, ben 415.
Marino militò anche nella Nazionale Azzurra debuttando il 14 giugno del 1966 e togliendosi lo sfizio di rifilare una rete alla Bulgaria; nello stesso anno giocò con gli azzurri i mondiali in Inghilterra partecipando a tutte e tre le gare della fase a gironi. Concluse la sua carriera in Canada con la maglia del Toronto Metros-Croatia nel 1975. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, Perani intraprese la carriera da allenatore mettendosi al timone dello stesso Bologna dal 1978 al 1980.
A dare la notizia della sua scomparsa è stato proprio il sito del club emiliano che riporta: “Addio campione. Il Bologna piange uno dei suoi figli più amati, di ogni tempo, e partecipa commosso al dolore della famiglia e di tutti i tifosi rossoblù”.
Domenica 22 ottobre, in occasione della nona giornata del campionato di Serie A, allo stadio Comunale di Bergamo si assisterà all’incontro tra Atalanta e Bologna: le due società abbracceranno così Marino Perani chiedendo alla Lega di disputare il match con il lutto al braccio.
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