“È prematuro dire che Gianna e Daniela sono state uccise dalla stessa persona”. Il procuratore della Repubblica di Bergamo Walter Mapelli congela l’ipotesi del serial killer che avrebbe ammazzato l’ex insegnante 63enne nella sua villetta di Seriate la notte del 27 agosto 2016 e la manager 48enne nel palazzo di Colognola la sera del 20 dicembre.
La possibilità è emersa nella puntata di Quarto grado di venerdì 13 ottobre. La trasmissione di Rete 4 ha rivelato che le tracce genetiche dei due casi sarebbero legate da identiche porzioni di cromosoma Y. Hanno quindi in comune la caratteristica che appartengono a una persona di sesso maschile.
“Per il momento l’unica certezza che abbiamo è proprio questa – prosegue Mapelli – . Ma da qui a parlare dello stesso responsabile la strada è ancora lunga. Inizieremo a pensarci se dovessimo avere ulteriori riscontri”.
Gli inquirenti hanno deciso di confrontare i dna trovati sulle scene dei due crimini avvenuti a distanza di circa sei chilometri l’uno dall’altro dopo mesi di prelievi di codici genetici tra la popolazione della zona rivelatisi infruttuosi.
“A Seriate erano intervenuti i carabinieri – spiega Mapelli – , a Colognola la polizia. Nelle scorse settimane per scrupolo abbiamo stabilito che fosse opportuno confrontare il materiale raccolto. Ora attendiamo esiti più certi dalle analisi”.
La pista del serial killer era già trapelata nei mesi scorsi. Gli inquirenti avevano disposto anche un confronto tra i medici legali dei due casi, Andrea Verzelletti, medico dell’università di Brescia che ha analizzato la salma della 63enne di Seriate, e Yao Chen, anatomopatologa dell’università di Pavia che ha seguito l’esame autoptico sul cadavere della 48enne di Bergamo. Era emerso che le ferite al collo con cui sono state uccise le due donne presentano alcune differenze che farebbero escludere la possibilità che a colpire sia stata la stessa mano.
Sul cadavere di Gianna del Gaudio, uccisa la notte del 27 agosto scorso all’interno della propria villetta in piazza Madonna delle Nevi a Seriate, oltre a quella mortale al collo è stata rilevata un’altra ferita al mento, come se l’ex insegnate prima di essere colpita mortalmente sia stata minacciata. Il fendente al collo avrebbe poi un tratto quasi diagonale.
Sulla salma di Daniela Roveri, ammazzata la sera del 20 dicembre nell’androne del palazzo in cui viveva in via Keplero 11 a Colognola, è stato invece riscontrato un solo taglio, quello mortale al collo, con un tratto più orizzontale e molto profondo, tale da lesionare la vertebra. L’assassino ha utilizzato quindi una lama di grosse dimensioni.
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