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Il caso

Colpito da un masso al rifugio Coca, 21enne salvato con una nuova tecnica al Papa Giovanni

All’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo un 21enne in fin di vita rianimato con l’«ecmo» senza fluidificare il sangue. È il primo caso in letteratura.

Un masso lo colpisce al torace con la forza di una palla sparata da un cannone domenica 3 settembre. Paolo Caldara, a 21 anni, è vivo per un solo motivo (oltre a una buona dose di fortuna): una nuova tecnica adottata all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Domenica 3 settembre Paolo Caldara stava salendo con quattro amici al rifugio Coca, sopra Valbondione, quando un masso lo colpisce in pieno. Arriva al pronto soccorso del Papa Giovanni di Bergamo con l’elicottero del 118 in gravissime condizioni.

Luca Lorini, 56 anni, da venti alla guida del dipartimento d’Emergenza-Urgenza del Papa Giovanni XXIII di Bergamo, viene chiamato d’urgenza in ospedale: “C’è un giovane in arresto cardiaco, è appena stato stabilizzato ma le condizioni restano gravissime. Pressione minima a 46, 69 di massima. Tre litri di sangue perso, i polmoni devastati, una lesione tracheale e la vena renale sconnessa. L’emorragia è troppo grave, non si può operare”.

Ai genitori di Paolo, papà Claudio e mamma Albertina, accorsi in ospedale viene detto: “Purtroppo non abbiamo tempo di spiegarvi nei dettagli, perché tra pochi minuti Paolo rischia di essere morto. Ma se ci date l’autorizzazione vogliamo provare a salvarlo con una tecnica che i manuali di medicina sconsigliano”.

Disperati e senza tempo da perdere i due genitori si affidano ai medici. Paolo viene attaccato all’Ecmo, la macchina che si sostituisce al cuore e ai polmoni e permette la circolazione extracorporea. “Le linee guida internazionali dicono che questo trattamento non va utilizzato in caso di emorragia perché può portare alla morte del paziente — spiega Lorini —. Per fare funzionare al meglio l’Ecmo, infatti, bisogna somministrare un farmaco che si chiama eparina e serve per rendere il sangue fluido e non rischiare trombosi. In questa situazione non potevamo farlo perché Paolo, già sanguinante, sarebbe morto. Allora abbiamo infranto le regole. Siamo andati avanti per dieci giorni, cercando di capire di ora in ora che cosa stava avvenendo. Non esistono casi simili in letteratura”.

Dopo un mese arrivano le parole che premiano la speranza dei genitori di Paolo: “Fuori pericolo”.
Ora Paolo, collaudatore di display dei pullmann a Seriate, è al centro di riabilitazione di Mozzo e racconta: “So solo quanto mi è stato raccontato da genitori e amici. Per recuperarmi al Coca i soccorritori del 118 si sono calati con il verricello dall’elisoccorso. Sono consapevole di essere rinato, ero stato dato praticamente per morto. Adesso ho la possibilità di vivere una seconda vita”. E non nasconde il suo desiderio più grande: tornare a ballare latino-americano.

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