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Il caso

Particelle radioattive nell’aria di Bergamo: è allarme, ma per l’Arpa “nessun rischio per la salute”

I tecnici rassicurano, ma la preoccupazione non manca visto che ancora non si conosce la provenienza del materiale. I sospetti più fondati, però, portano in Russia

Non solo anidride carbonica, polveri sottili o diossido di azoto. Nell’aria di Bergamo nei giorni scorsi sono state rilevate anche delle particelle radioattive che hanno fatto scattare l’allarme.

È successo tra venerdì 29 settembre e martedì 3 ottobre nella centralina di via Clara Maffei, nel pieno centro cittadino: nell’aria bergamasca sono state trovate tracce di Rutenio 106, un materiale che emette radiazioni beta utilizzato nell’ambito medico – vista la sua limitata capacità di penetrazione – per la cura di tumori fino a 7 millimetri (come per il trattamento del melanoma uveale, ad esempio).

L’allarme, come si diceva, è chiaramente scattato perché di particelle radioattive non se ne trovano mai nemmeno nella congestionata atmosfera della nostra pianura padana, ma i tecnici dell’Arpa hanno subito voluto precisare che “non esiste nessun rischio per la salute”.

Con molte probabilità il materiale è arrivato dall’Est, più precisamente dalla Russia, anche se le conferme non sono ancora arrivate. Sempre i tecnici escludono comunque che si tratti di una contaminazione proveniente dal malfunzionamento di una centrale nucleare vicina all’Italia.

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