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La lettera

“Sì, ho paura: sul treno e in stazione, la sera. Posso dirlo?”

Pubblichiamo la lettera di una giovane ragazza bergamasca spaventata all'uscita della stazione di Bergamo

Paura. Siamo arrivati a un punto che non si può più ammettere di avere paura. A meno che tu non voglia essere bollato con qualche aggettivo terminante in -fobo ed essere tacciato di “destra” dai tuoi amici che ti riempiranno di insulti e critiche. Ma tu non sei di destra, tu vuoi semplicemente dire che hai paura. Ma eviti il discorso, non vuoi litigare: perchè lo sai che sarebbe un discorso lungo ed inutile alla fine del quale risulteresti comunque tu in torto.

E allora che fare? A chi posso dire che ho paura?

Ai miei amici di certo no. Ai miei genitori? No, li preoccuperei. Cambiare compagnia per trovare qualcuno disposto ad ascoltarmi? No, per poter parlare di queste cose dovrei andare in un gruppo destroide, ma non è quello che voglio. Io non sono di destra o fascista o xenofoba. Io ho solo paura. Allora non ti dico niente. E scrivo. Scrivo a voi, BGY, perché credo che quello che ho da dire sia importante e che sia degno di avere altri uditori al di fuori delle pagine del mio diario.

Qualche sera fa tornavo da Lecco, dove ero stata a trovare una mia amica. Ci sono andata in treno, abbiamo passato una bella giornata e ho perso la cognizione del tempo arrivando a prendere l’ultimo treno per Bergamo. Era tardi, circa mezzanotte. Ho passato il tragitto del treno ad avere paura, ad abbassarmi in continuazione il lembo della gonna, temendo che fosse troppo corto.
“Le donne non dovrebbero vestirsi in maniera così provocante.” “Se la vanno a cercare…” “E’ colpa loro, io non andrei vestito con una minigonna in giro di notte.”

Tutte dichiarazioni di politici e non che mi risuonavano nella testa e mi convincevano che la mia gonna era troppo corta. Alzavo la musica del telefono per non pensarci. Il treno arriva a Bergamo. Bene, torno a casa.

Avevo parcheggiato la macchina al parcheggio della Malpensata. La città buia, come sempre. Ma cosa dovrebbero illuminare questi lampioni? Le persone scese con me dal treno andavano nella direzione opposta alla mia e quindi dovevo camminare da sola.

La mia gonna era decisamente troppo corta e il piazzale era pieno di ragazzi di colore. Avevo paura. Posso dirlo? Posso? E’ un peccato? Io avevo paura. Pensavo a quella ragazza Rimini stuprata sulla spiaggia. Su quella stessa spiaggia dove poche settimane prima ero con il mio ragazzo. Quindi poteva succedere anche a me… ma voi avete letto la testimonianza di quella ragazza? E’ terribile. Io non riuscirei più a vivere dopo un atto del genere. Da quel giorno i giornali non mancano di dare notizia di un nuovo stupro. E quella ragazza a Fontanella? E’ in stato di shock.

Non dò colpe a nessuno. Non voglio innalzare nessuna categoria a violentatori. Voglio solo dire che, uscita dalla stazione di Bergamo, a mezzanotte, io ho avuto paura.

Voglio avere la libertà di dirlo.

Stiamo tutti lottando per dare libertà al prossimo. Date anche a me questa libertà. E ascoltate.

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