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“Sicurezza e libertà, l’epoca di Donald Trump”: la società ai tempi del Tycoon

La conferenza “Sicurezza e libertà. L’epoca di Donald Trump” si è svolta venerdì 22 settembre all'Università di Bergamo: il nostro Marco Cangelli, curatore della rubrica di politica estera, ha seguito l'incontro

Quanto siamo liberi attualmente? E quanto siamo sicuri considerando la situazione socio – politica in corso? Se ne è parlato nella giornata di venerdì 22 settembre all’Università di Bergamo nella conferenza “Sicurezza e libertà. L’epoca di Donald Trump” a cui hanno preso parte diversi docenti universitari di filosofia del diritto provenienti da differenti atenei.

Nel corso dell’incontro si è parlato di Donald Trump, delle sue tecniche di governo, ma anche di fondamentalismo e di controllo del consenso. A presiedere la prima parte della conferenza nel corso della mattinata la professoressa Anna Pintore, docente di filosofia del diritto dell’Università di Cagliari, che ha moderato gli interventi del professor Mauro Barberis, docente di filosofia del diritto dell’Università di Trieste, della professoressa Gloria Origgi, direttrice degli studi presso l’Ecole Normale Supérieure di Parigi, e del professor Michelangelo Bovero, docente di filosofia politica dell’Università di Torino.

Ad introdurre gli interventi il professor Persio Tincani dell’Università di Bergamo, che rimane stupefatto della vittoria trumpista alle elezioni americane: “Quando abbiamo organizzato un anno fa questo incontro non ci saremmo aspettati di vedere Donald Trump alla Casa Bianca. Questa vittoria non può non metter paura, in particolare negli Stati Uniti, ma nemmeno il diritto avrebbe potuto fermarlo – spiega il docente dell’ateneo bergamasco – Il mio collega Mario Iori sostiene che Trump sia uno psicopatico, ma analizzando le sue azioni mi pare che i suoi interventi siano indirizzati verso un preciso fine e per questo essi vanno analizzati”.
Nell’intervento del professor Barberis è emerso l’azione anticostituzionalista di Donald Trump che, seguendo una filosofia del diritto “implicita”, sta cercando di opporsi al sistema costituzionale americano secondo vari punti: “L’anticostituzionalismo di Trump può esser declinato in tre maniere: un anticostituzionalismo normativo, dove Trump, partendo sin dalla prima settimana di mandato, ha creato leggi per colpire ciò che era stato fatto in precedenza; un anticostituzionalismo come attacco alle garanzie del sistema come con l’elezione del giudice della corte suprema nonostante la mancanza di maggioranza in Senato necessaria per legge; e l’anticostituzionalismo quale colpo al neocostituzionalismo”.

Di Trump e di controllo del consenso si è parlato nell’intervento della professoressa Origgi, che ha dimostrato come l’uso dei social network può influenzare le nostre vite ed anche il destino delle istituzioni politiche: “Viviamo in un periodo dove in cui c’è stata una grande richiesta di uguaglianza epistemologica, dove chiunque vuole aver accesso alla verità, imponendo agli altri che si ascoltino le proprie ragioni superando ogni standard altrui. Ciò ha portato alla volontà di cedere parte dei propri dati ai social network da parte degli utenti per poter ottenere la possibilità di esprimersi. – spiega la docente dell’Ecole Normale Supérieure di Parigi – Grazie al controllo dei “big data” provenienti dai social alcune società hanno utilizzato essi per creare dei profili a cui mandare alcune messaggi che li possono influenzare. Ciò è avvenuto nella campagna elettorale di Donald Trump quando l’agenzia inglese “Cambridge Analitical” ha utilizzato questi dati per analizzare vari profili elettorali. Bisogna aggiungere che per ottenere consenso Trump, anche dopo esser stato eletto, utilizza la tattica dell’oltraggio morale durante i suoi discorsi e ciò lo rende più credibile”.

Altro problema che colpisce la contemporaneità è quello del fondamentalismo e su questo argomento si è incentrato l’intervento del professor Bovero, rivedendo il concetto di esso ed osservandolo anche nella lotta con lo stato laico: “Da sempre il dogmatismo ha cercato di colpire lo stato laico, che è una conquista dell’Illuminismo. Si è creduto che questa conquista fosse irreversibile, ma non è così ed il fondamentalismo dimostra ciò, in particolare dopo la caduta dei sistemi totalitari della prima metà del Novecento, quando la religione è tornata ad attaccare lo stato laico. Da qui il fenomeno del fondamentalismo, nato già alla fine dell’Ottocento negli Stati Uniti, si è espanso e ha colpito tutte le religioni, da tutte le forme del cristianesimo, passando per l’ebraismo, fino all’induismo ed al buddismo – racconta il docente di filosofia politica – Alla base del fondamentalismo si trovano il fanatismo, fenomeno collettivo di esaltazione irrazionale di alcune dottrine che porta alla presunzione di infallibilità; l’integralismo, che è un ritorno all’integralità ed alla coerenza di una verità prefissata; ed il totalitarismo. Per combattere il fondamentalismo occorre promuovere lo sviluppo del pensiero critico e va fatto all’interno della scuola pubblica, non somministrando verità già costituite, che aiutano a scatenare tale fenomeno”.

L’incontro sulla libertà e la sicurezza si è sviluppato nel pomeriggio di venerdì 22 settembre con l’intervento dei professori Massimo La Torre dell’Università di Catanzaro, Roberto Escobar dell’Università Statale di Milano e Enrico Gargiulo dell’Università di Venezia che hanno trattato di temi quali tortura, paura e confini amministrativi e sono stati moderati dal professor Massimo Cuomo, docente dell’università di Bergamo.

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