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Remo morzenti pellegrini

L’Unibg esalta il Papa Giovanni: vera fucina di maestri

Venerdì 22 settembre all' Ospedale Papa Giovanni XIII di Bergamo, è stato presentato il nuovo corso di Medicina e Chirurgia che vede coinvolti l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, l’Università del Surrey, l’Università di Bergamo e l’ASST Papa Giovanni XXIII.

Venerdì 22 settembre all’ Ospedale Papa Giovanni XIII di Bergamo, è stato presentato il nuovo corso di Medicina e Chirurgia che vede coinvolti l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, l’Università del Surrey, l’Università di Bergamo e l’ASST Papa Giovanni XXIII.

L’International Medical School (IMS) aprirà ufficialmente le sue porte il 23 ottobre e accoglierà 30 studenti internazionali e non, selezionati dalle 500 domande di iscrizioni ricevute: attualmente sono ancora in corso le selezioni.  I prescelti avranno a disposizione 6 anni di didattica innovativa per sviluppare una propria autoconsapevolezza, condividendo idee e partecipando attivamente per individuare soluzioni ai problemi medici che saranno loro proposti durante le lezioni di pratica medico-diagnostica. Appare evidente il salto qualitativo che si vuole imprimere alla didattica, complice il clima internazionale in cui un piccolo gruppo di studenti selezionati potrà essere formato, curando i vari dettagli degli aspetti scientifici, deontologici, umani e psicologici che sono alla base dell’esercizio della professione medica.

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“Per noi è una tappa importante pre lo sviluppo dell’Ateneo – afferma Remo Morzenti Pellegrini, rettore dell’Università di Bergamo – abbiamo investito molto nell’area della salute negli ultimi anni e posso dire che questa è l’ultima tappa del nostro percorso finale. La partecipazione ad un percorso formativo di medicina non avendo una facoltà di medicina, per noi è una grandissima possibilità per inserirci in un circuito internazionale.”

La mission condivisa dai quattro partner è concorrere alla formazione di una nuova figura professionale di alto profilo. Tale finalità ha consentito l’alchimia grazie alla quale esperienze didattiche diverse si sono integrate per proporre nuovi percorsi, nel pieno rispetto delle esigenze ordinamentali italiane e inglesi. Alla base la convinzione che il medico del futuro non debba acquisire solo solide capacità scientifiche e tecnologiche, ma debba sviluppare diverse sensibilità dimostrando attenzione al contesto sociale in cui i pazienti sono inseriti ed empatia nei confronti dei propri assistiti. La figura che IMS si prefigge di plasmare deve avere un approccio multidisciplinare e olistico, essere aperta a nuove esperienze terapeutiche, saper collaborare e lavorare in squadra, pur sviluppando un pensiero critico autonomo, deve dimostrare un’attitudine alla cura assistenziale verificandone la qualità, in un’ottica di costante miglioramento.

In questa partenership – sottolinea il Rettore –  l’Università di Bergamo si occuperà di tutti gli insegnamenti non medici, ma che ruotano attorno all’area della salute: non solo legati all’area dell’ingegneria, ma anche all’area della giurisprudenza, dell’economia, di lingue. E grazie a IMS abbiamo la possibilità di contaminare i saperi. Non nascondo anche che Bergamo come territorio, ma anche come Università tendeva la partecipazione ad un progetto di questo genere da decenni, per cui è una sfida importante: più di una volta abbiamo detto che nell’area della salute ci può anche essere un futuro industriale in questo territorio. Ecco perché il nostro apporto è un apporto strategico, di discipline non mediche, ma un asse di sviluppo dell’ateneo grazie anche alla straodinaria apertura internazionale che questo progetto porta alla nostra Università.”

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