Quando si parla di Tasso viene subito alla mente Torquato ed il suo capolavoro, la “Gerusalemme liberata”, ma in realtà tale famiglia è stata questo e molto altro. Per conoscere meglio il nucleo famigliare che ha fatto grande Bergamo e l’Italia in giro per il mondo occorre visitare la sua residenza cinquecentesca presente ancora oggi nel quartiere di Celadina, conosciuta anche come “Villa dei Tasso.”
L’edificio, costruito tra la fine del quindicesimo secolo e l’inizio del sedicesimo nel bel mezzo di un’ampia tenuta agricola, fu voluta da Gabriele Tasso ed eredi per trasformala nella residenza di campagna della famiglia. Posta accanto ad un’arteria fondamentale per il commercio veneziano quale strada che conduceva da Bergamo Alta a Brescia, alla villa si accedeva attraverso la Porta del Diavolo, leggendario portale datato 1570 che, secondo la tradizione, venne costruito in una sola notte da un certo Zante.
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Attorno alla villa erano presenti diversi corsi d’acqua come la Roggia Morlana in grado di alimentare mulini e piantagioni di gelsi e cereali prodotti dalla famiglia Tasso, e ciò permetteva alla casata di vendere i propri prodotti agricoli ai mercati della Serenissima.
La villa, a differenza di molte altre dell’epoca, non dispone di un piano nobile in quanto entrambi i livelli hanno una stessa pianta sovrapposta, con una stanza più grande centrale ed altre minori presenti nelle ali laterali. Particolare lo scalone centrale che porta i visitatori al piano superiore: secondo alcuni esperti la scala pare esser stata progettata dall’architetto Pietro Isabello, già all’opera nella Chiesa di Santo Spirito in Bergamo, e lo stile rinascimentale pare esser stato preso dall’Ospedale degli Innocenti presente a Firenze, monumento che ha visto all’opera Filippo Brunelleschi.
All’interno della villa sono presenti diverse stanze ognuna diversa dall’altra: fra le più celebri troviamo le stanze delle stagioni e della caccia, dove lungo il perimetro è possibile osservare immagini riguardanti le stagioni e scene di caccia; la stanza della bandiera, dove una curiosa finestrella permetteva alla famiglia Tasso di osservare la messa celebrata nella cappella di famiglia; o la stanza del camino, dove un imponente focolare è sovrastato da un singolare stemma famigliare, ove sono presenti il tasso che corre, l’aquila asburgica con la corona che lo sovrasta (ad indicare la distribuzione della posta imperiale da parte della famiglia bergamasca e la nobiltà per meriti ottenuta da essa) e due leoni laterali, simbolo di potenza.
Le stanze, affrescate con dipinti a tratti rinascimentale, a tratti preromantico, sono state decorate da pittori come Francesco Zuccarelli, ma secondo alcuni esperti alcuni tocchi sono stati dati dallo stesso Francesco Tasso. Le sale sono spesso coperte da soffitti pseudo – cassettonati addobbati da decorazioni floreali, mentre altre posseggono sono sorrette da volte a crociera, come nel caso della stanza dell’uva dove un pergolato sembra adornare la stanza.
La villa è stata in possesso della famiglia Tasso per secoli, fino all’estinzione del ramo bergamasco del nucleo famigliare, quando la residenza di campagna è passata nelle mani della baronessa Scotti. La nuova proprietaria fece costruire le scuderie che ancora oggi si possono osservare nel cortile d’entrata, mentre il resto della villa venne in parte riutilizzato e rivisto. Nel corso dei due ultimi secoli la residenza tassiana ha cambiato spesso proprietari e destinazione, fino ad oggi quando è diventato un polo culturale dove ancora si trasuda il fascino della famiglia che ha portato nel mondo la posta.
Fotografie dell’Associazione culturale “Nel nome dei Tasso”
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