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La battaglia

Ordinanze anti-accoglienza, lettera ai prefetti per annullarle: 9 in Bergamasca

L'Asgi ha scritto ai prefetti di Milano, Brescia, Bergamo, Lecco e Varese per contestare 20 delibere: a Bergamo coinvolti i Comuni di Capizzone, Spirano, Telgate, Palazzago, Torre Boldone, Covo, Palosco, Pontida e Azzano San Paolo.

“Le ordinanze comunali contro l’accoglienza vanno annullate”: l’Asgi, Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, lancia la battaglia contro i sindaci lombardi che hanno introdotto regolamenti locali per limitare l’accoglienza dei richiedenti asilo.

Un’iniziativa che ha accolto il favore di diverse associazioni e sindacati, tra i quali anche Cgil Bergamo, Uil Bergamo e Cgil Vallecamonica-Sebino, ed è sfociata in una lettera inviata ai prefetti di Milano, Brescia, Bergamo, Lecco e Varese per chiedere gli interventi degli stessi sulle ordinanze che “impongono a privati e associazioni, senza alcuna ragionevole motivazione, oneri di comunicazioni ai Comuni che violano la libertà contrattuale dei privati e che riguardano dati e informazioni che sono tutti già a disposizione del Comune stesso o della Prefettura, violando così il principio di diritto secondo il quale l’amministrazione non può gravare la posizione del privato con la richiesta di dati e documenti di cui può disporre semplicemente acquisendoli da altri organi dell’amministrazione”.

“Inoltre – continuano le organizzazioni – è addirittura richiesta una relazione quindicinale sulle condizioni sanitari degli ospiti, in violazione di elementari principi di tutela della privacy. È di tutta evidenza che tali ordinanze non perseguono alcuna finalità di pubblico interesse ma hanno solo lo scopo di scoraggiare la cittadinanza dalla adesione ai piani di accoglienza, piegando così l’attività amministrativa a finalità politiche di parte”.

Tra le ordinanze contestate, 20 al momento, anche quelle dei comuni bergamaschi di Capizzone, Spirano, Telgate, Palazzago, Torre Boldone, Covo, Palosco, Pontida e Azzano San Paolo: la richiesta ai prefetti è quella di annullarle “al fine di ripristinare la legalità e favorire un clima di cooperazione tra le istituzioni e tra queste e le forze sociali che consenta di fare fronte all’importante esigenza di accogliere in modo diffuso e senza squilibri territoriali quanti hanno il diritto di proporre domande di protezione internazionale”.

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