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Ad almè

Bara, morto a 20 anni nel burrone di Ubiale: gli amici lo ricordano con un torneo

Gli stessi amici avevano organizzato anche una raccolta fondi in piazza, attraverso la quale avevano racimolato ottomila euro per il funerale in Senegal

Sarà ricordato con un torneo di calcio Mamadou Lamine Thiam, Bara per gli amici, il ventenne senegalese di Almè ritrovato senza vita in un burrone a Ubiale Clanezzo nella serata di domenica 23 luglio, dopo la fuga causata dal litigio avvenuto a una festa del paese la sera precedente.

Le partite avranno luogo domenica, all’oratorio del paese. A sfidarsi saranno quattro squadre formate da ragazzi che avevano conosciuto o incrociato lo sfortunato ragazzo che era arrivato in Italia una quindicina di anni fa insieme alla famiglia.

L’iniziativa è stata ideata dagli amici, che hanno voluto ricordare il ragazzo proprio attraverso la sua grande passione: il pallone. Quando lo calciava Bara sognava di diventare un calciatore professionista, come suo cugino Camarà che gioca in Francia, nel Monaco. O come il suo grande idolo, Gonzalo Higuain. Il suo ruolo, nell’Almè e poi nel Paladina, era proprio quello di attaccante. Era alto, ma ai provini per le squadre più prestigiose veniva scartato per la sua costituzione esile.

Gli stessi amici di Bara avevano organizzato, nei giorni successivi alla sua morte, anche una raccolta fondi in piazza Lemine ad Almè, attraverso la quale avevano racimolato circa ottomila euro: denaro che era servito alla famiglia per il funerale in Senegal.

Nel frattempo proseguono le indagini dei carabinieri di Zogno e del nucleo investigativo di Bergamo, coordinate dal sostituto procuratore Fabio Pelosi, su quanto accaduto la sera della tragedia.

Gli indagati sono tre, C.B. 54 anni di Ubiale, difeso da Eugenio Sarai, e la coppia di fidanzati R.M., 25 anni di Alzano lui, B.I., 35 anni di Sedrina lei, assistiti da Stefano Sesti e da Francesca Signorelli. Alcuni testimoni affermano che i tre abbiano inseguito Bara solo per una cinquantina di metri, ma c’è anche chi dichiara di averli visti osservare la vittima mentre si lanciava nel burrone in cui ha perso la vita, senza però chiamare i soccorsi.

A far propendere per questa seconda tesi, almeno per il 54enne, anche il fatto che l’uomo avrebbe lanciato le scarpe del senegalese proprio in quel precipizio e avrebbe poi indicato ai vigili del fuoco impegnati nelle ricerche il punto esatto in cui calarsi.

Per lui, in servizio quella sera all’Ubiale Power Sound Festival come addetto alla sicurezza, l’accusa è di omicidio preterintenzionale. Secondo quanto ricostruito l’uomo prima avrebbe malmenato Bara, “reo” di aver rifilato una testata al figlio di un suo amico, poi lo avrebbe rincorso, costringendolo a fuggire, fino al punto in cui si è gettato nel vuoto e ha trovato la morte.

All’inseguimento avrebbe preso parte anche la coppia di fidanzati, accusati invece di concorso in omicidio preterintenzionale. I tre sono stati immortalati dalla telecamere di sorveglianza del paese mentre rincorrevano il senegalese, fino al cimitero, dove si interrompono le riprese.

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