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L'intervista

Bergamo “città di pietre”: cavatori e maestranze orobiche fanno rete

Camillo Remuzzi, vice presidente del Gruppo industriali tecnologie e materiali per l'edilizia di Confindustria Bergamo, ci guida alla scoperta del sito Marmiepietre.it.

Si deve sempre partire dalla Storia. E la Storia insegna che Bergamo è una città di pietre: dalle Mura venete patrimonio Unesco alle basiliche, dai palazzi ai monumenti. Dalla città alla provincia tutto ciò che costituisce un patrimonio storico e artistico ha una base di pietra.

La nostra provincia è ricchissima di pregiati materiali da costruzione. Basta osservare la collezione Galletti, esposta al Museo di Scienze Naturali in Cittadella, dove si possono ammirare ben 160 campioni di pietre ornamentali, tutte bergamasche.

Pietre e marmi orobici valorizzati dalle maestranze della terra bergamasca. Scoprire per valorizzare ciò che abbiamo, non solo come materiale, ma come aziende che lavorano pietre e marmi il Gruppo industriali tecnologie e materiali per l’edilizia di Confindustria Bergamo ha realizzato questo sito: Marmiepietre.it.

A guidarci alla scoperta di questo sito e alla sua finalità è Camillo Remuzzi, titolare dell’omonima azienda e vicepresidente del Gruppo industriali tecnologie e materiali per l’edilizia di Confindustria Bergamo, e Fabio Corgiat, Ufficio studi di Confindustria Bergamo.

“Abbiamo creato e realizzato questo sito e questa applicazione per far conoscere ai progettisti e costruttori la realtà sulle materie prime e le lavorazioni locali – afferma Camillo Remuzzi -. La nostra provincia offre un ventaglio di pietre con caratteristiche diverse, utilizzate in ambiti molto differenti grazie a maestranze che hanno maturato nell’arco di decenni, per non dire secoli, una consolidata esperienza. Crediamo sia il momento opportuno per ribadire che a Bergamo c’è una realtà importante che si sta dando da fare per ampliare per far conoscere i processi di produzione, una scelta che vuole essere anche una vetrina per far conoscere all’estero le nostre pietre e il valore delle nostre maestranze”.

Se nell’immaginario economico italiano la figura del bergamasco come valente muratore è ovunque riconosciuta, lo è meno quella del cavatore o lavoratore di pietre. La crisi economica ha colpito senza pietà il settore dell’edilizia, proprio per questo le aziende che fanno parte del Gruppo di tecnologie e materiali di Confindustria Bergamo non sono state con le mani in mano e hanno cercato spazi di crescita all’estero.

Il marchio Made in Italy ha un valore aggiunto sui mercati esteri anche su pietre e marmi?
“Non sulla carta, ma nei fatti sì. Il marmo italiano viene riconosciuto in tutto il mondo per il suo pregio e la sue bellezza perché è parte integrante della storia dei monumenti, dell’architettura, del Rinascimento”.

Perché avete sentito l’esigenza di creare un sito specializzato sulle aziende bergamasche?
“E’ un modo per far capire che c’è un gruppo importante, il gruppo tecnologia e materiali per edilizia di Confindustria Bergamo, che lavora su questo ambito. Vogliamo valorizzare la realtà nel suo insieme: sia  le aziende di estrattori sia di lavoratori di pietre. C’è un filiera importante che opera anche in ambiti diversi che è poco conosciuta, ma anche poco apprezzata o consultata da progettisti e restauratori. Nel sito dei marmi della bergamasca troviamo pietre che possono servire per fare un monumento in Città Alta e quelle che lavorano gli inerti, ossia sabbia e ghiaia per le costruzioni”.

Qual è la filosofia di questo progetto?
“Una prima parte del sito è dedicata, ed è molto utile, per gli studenti o per chi vuole avere un’infarinatura generale sulla questione geologica. Poi c’è una parte sulla storia, una sezione sulle realizzazioni a Bergamo come il Palazzo Podestà, le mura e la Basilica di Santa Maria Maggiore.
C’è poi una parte con video didattici in cui vengono illustrate le diverse fasi della formazione della roccia e questo, può essere utile soprattutto in ambito scolastico. Infine, c’è una parte un po’ più commerciale che è quella in cui vengono elencati i diversi materiali sia marmi e pietre che inerti
. Il nostro intento era: partendo da un materiale, vedere quali aziende lo producono e lo usano”

Quanto ha inciso la crisi dell’edilizia nel vostro settore? Vedete degli spiragli?
“Il settore delle costruzioni è ancora in crisi, soprattutto in ambito locale. C’è un maggior movimento soprattutto a Milano perché il capoluogo lombardo sta andando forte, beneficiando di tutte quelle iniziative legate all’Expo. Se sul nuovo edificato c’è calma, guardiamo con fiducia ai recuperi e alla ristrutturazioni dove possiamo intervenire con materiali e competenze. Il settore dei marmi per certi versi sta vivendo un buon momento perché gli architetti e i designer li stanno valorizzando in modo importante”.

C’è una riscoperta di questi materiali?
“Più che una riscoperta c’è una nuova valorizzazione. Ciò che non avviene nell’edilizia (che è ferma), avviene nell’arredamento con l’utilizzo di marmi per realizzare alcuni complementi come tavoli, vasche di marmo, lavandini e tutti gli elementi dei bagni. Se fino a poco tempo fa, questi complementi di arredo in pietra o in marmo erano un’esclusiva, ora sono di consumo. Non dico largo, ma più abbordabile”.

Per quanto riguarda invece le pietre?
“C’è una discreta richiesta di materiali che sono ricomposti con pietra naturale. A favorirlo è un caso particolare: il finto ha fatto riscoprire il vero e l’originale. C’è stata da parte dei produttori di ceramica una vasta realizzazione di lastre che riproducevano l’effetto delle pietre e dei marmi. Il “finto” marmo è riuscito a fare pubblicità al vero marmo di Carrara e ad altre pietre”.

A proposito di pietre, dai parapetti delle Mura alla pavimentazione di piazza della Cittadella, sembra che Bergamo fatichi a mantenere i suoi luoghi storici.
“A Bergamo ci sono sia le materie prime sia le aziende in grado di intervenire su complessi storici. Le imprese e le aziende associate a Confindustria intervengono spesso sui monumenti di Città Alta. Trovo un po’ sterile la polemica: abbiamo a disposizione delle maestranze che sono di qualità. Basti pensare alla pavimentazione della cattedrale o dell’ex chiesa di Sant’Agostino. Certo, se si consultano aziende che non sono del posto, queste si ritrovano a dover gestire dei materiali che non conoscono per cui non riescono a recepire la differenza tra un tipo e un altro”.

Ad ognuno il proprio territorio?
“Ognuno ha la propria competenza che ha maturato con l’esperienza. Se un’azienda è di Lecce conoscerà bene le cave, i tagli dei blocchi, le pietre di quel territorio come non lo so fare un imprenditore bergamasco, che d’altro canto ha una conoscenza approfondita sulla pietra di Sarnico.  Trovo giusto che uno di Bergamo non debba scendere in Puglia a dover scegliere la pietra di Lecce, come probabilmente uno di Lecce non dovrebbe scegliere la pietra di Sarnico. Forse la conosce, ma non come dovrebbe. Ogni pietra ha le proprie caratteristiche: c’è il tema, il verso, il taglio e il quarto. Vede, un tempo gli architetti si affidavano a tutta una seria di laboratori artigianali che erano collegati alle maestranze, perché sapevano che c’era competenza”.

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