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La rinascita

Fonderia di Torbole sul salvataggio della Pilenga: “Dipendenti con grandi competenze”

In tre anni il gruppo bresciano investirà circa 18 milioni di euro per il recupero e il rilancio della storica fonderia di Lallio che ha chiuso il 2016 con un fatturato di 22 milioni di euro.

Oltre 6 milioni per l’acquisto dell’azienda, 7 milioni per l’ammodernamento degli impianti e altri cinque milioni per cercare di arrivare a una maggiore efficienza e capacità produttiva con l’inserimento di nuovi forni a media frequenza: oscilla tra i 17 e i 18 milioni di euro l’investimento previsto nel triennio 2016-2018 da parte di EF Group, consolidata realtà che opera nel campo della fonderia con casa a Torbole Casaglia, nel bresciano, per far ripartire e rendere più competitiva la Pilenga Baldassarre di Lallio.

Una fonderia storica, nata nel 1960, che ha rischiato di scomparire per sempre nel dicembre del 2015, dopo anni di crisi nera: parallelamente al deposito della domanda di concordato era stata però avviata una trattativa per l’affitto di ramo d’azienda con la Fonderia di Torbole, finalizzata all’acquisto che poi si è perfezionato nel settembre del 2016.

Già a gennaio di quell’anno, però, la produzione era ripresa:Pilenga, nonostante i dati negativi che la stavano portando al fallimento, per noi rappresentava un’opportunità – spiega Alberto Soardi, presidente di Ef Group, di cui oggi oltre alla fonderia bergamasca anche la Fonderia di Torbole, EF Automotive e la Fond-Stamp di Rocca de’ Baldi – L’unico modo per salvarla, però, era intervenire in quella breve finestra di fine 2015 per non fermare la produzione. L’azienda stava sul mercato, fatturava 20 milioni, aveva clientela e ordini: abbiamo colto l’attimo”.

Alberto soardi

Come due pezzi di un puzzle, Fonderia di Torbole e Pilenga si sono dimostrate realtà complementari e non solo per i settori che coprono: specializzata sul mercato automotive la realtà bresciana, con produzione a lunga scadenza solo di altissima qualità e grandi quantità per pochi clienti, più orientata verso la pluralità di clienti e di codici con piccoli ordini quella bergamasca.

“Per suo indirizzo Pilenga richiede grande flessibilità produttiva e capacità delle maestranze di gestirla – continua Soardi – Ed è stato questo il fattore più positivo che abbiamo riscontrato: se a livello di impianti le condizioni dell’azienda presentavano problematiche rilevanti , il knowhow dei suoi dipendenti era al contrario molto elevato”.

Come da accordi sindacali, 90 dei 130 dipendenti sono stati assorbiti e in molti da subito si sono fidati della credibilità dell’azienda bresciana.

Dopo gli investimenti Pilenga ha chiuso il 2016 con un fatturato di circa 22 milioni con una discreta redditività e un utile di poco meno di un milione di euro: l’obiettivo del 2017 è il consolidamento dei volumi esistenti per poi arrivare nel 2018 a 24 milioni di fatturato.

“In passato l’azienda è arrivata a fatturare quasi 40 milioni – sottolinea Soardi – Il potenziale può riportarla, negli anni, ad arrivare sopra i 30 milioni e l’inserimento nel 2018 di forni a media frequenza ci consentirà di essere più competitivi a livello di prezzo. Gli ordini continuano ad arrivare da tutto il Nord Italia, principale mercato di Pilenga che rappresenta l’85%: ordini in aumento, sempre al di fuori del settore automotive che, in caso di necessità, l’azienda può sporadicamente coprire per la produzione di freni”.

Con i suoi 22 milioni di euro di fatturato, comunque, la Pilenga Baldassarre ha contribuito al raggiungimento dei 139 milioni complessivi di gruppo (113 nel 2015) e farà la sua parte verso i 150 milioni, traguardo che EF Group taglierà nel 2017, anno dei 50 anni di attività dello stabilimento di Torbole Casaglia: la Fonderia è tra le prime 4 in Europa per la produzione di dischi frenanti, con 14 milioni di pezzi l’anno di cui 5,5 milioni finiti e clienti come Toyota, Volkswagen, Hyundai e, dal prossimo anno, Skoda.

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