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Bergamo

Migranti, viaggio alla scoperta dei centri di accoglienza: prima tappa, il Gleno

Il tema dei profughi è quanto mai attuale. Dal Mar Mediterraneo a casa nostra: dove vengono ospitati i richiedenti asilo politico? Inizia con oggi il viaggio di Bergamonews alla scoperta dei centri di accoglienza. Prima tappa il Gleno, il più grande centro di accoglienza permanente della Caritas diocesana presente in Bergamasca.

Il tema dei profughi è quanto mai attuale. Dal mar Mediterraneo a casa nostra: dove vengono ospitati i richiedenti asilo politico? Inizia con oggi il viaggio di Bergamonews alla scoperta dei centri di accoglienza. Prima tappa il Gleno, il più grande centro di accoglienza permanente della Caritas diocesana presente in Bergamasca.   

Qui il resoconto e qui la storia di Hamidi

All’entrata della vecchia struttura dell’Istituto Gleno a Bergamo la prima impressione è di trovarsi in un luogo fatiscente ed abbandonato. Una struttura utilizzata come centro di accoglienza straordinaria che potrebbe ricordare la cattiva gestione dei migranti raccontata dai talk show televisivi. Entrando nella struttura si scoprirà un altro mondo, fatto di cortesia degli operatori Caritas presenti, sorrisi degli ospiti e un clima di distensione inimmaginabile.

Ci troviamo nel più grande centro d’accoglienza permanente della Caritas diocesana presente sul territorio bergamasco, in grado di ospitare in media 300 richiedenti asilo politico, con il numero che cresce in caso di emergenza. Un centro che si sviluppa su due piani paralleli divisi ciascuno in due ali dove sono presenti stanze per 4 persone, sale da pranzo in fondo a ciascun ala, una piccola cucina per preparare la colazione (al centro il cibo giunge grazie ad un servizio catering), una lavanderia in cui è possibile fare due lavaggi al mese per ciascuna persona ed una stanza adibita a moschea.

“La presenza di migranti musulmani è molto elevata, per questo abbiamo deciso di adibire una stanza per piano al culto – ci spiega un operatore del centro –. Inoltre al piano terra abbiamo anche una stanza nella quale abbiamo ricavato una chiesa, molto utilizzata dai migranti provenienti dalla Nigeria, che animano la messa con canti e balli.”

In questo centro i migranti sono accolti in media per un anno e mezzo o anche due, tempo in cui la commissione della Prefettura di Bergamo decide se accogliere la loro richiesta d’asilo oppure rifiutarla. Tanto tempo, peraltro non facile da riempire, lo si può utilizzare con del volontariato. “In questo centro è presente un giardino interno. Per cercare di riempire il loro tempo abbiamo deciso di far costruire loro delle panche di legno di cui potranno far uso” spiega l’operatore.

La storia di questi ragazzi non è soltanto legata alle scelte della commissione, ma anche dal tempo passato all’interno del centro e dal legame che si viene a formare anche con gli operatori presenti. Un legame che deve esser burocratico quanto al tempo stesso umano: “Lo Stato ci chiede di utilizzare questi centri come alberghi/prigioni in cui trattenere i ragazzi fino a nuova decisione – spiega Francesco Bezzi, responsabile dell’area migranti della Caritas diocesana –. Noi offriamo loro un sostegno anche psicologico, cercando di creare assieme a loro un legame umano che consideri le loro storie”.

Poco distante dal centro, all’interno dell’oratorio San Francesco d’Assisi, è alloggiata anche una scuola di italiano per i richiedenti asilo. I ragazzi vengono divisi in tre livelli di istruzione, e da questi livelli ci sono delle sottosezioni. Ci sono gli analfabeti che non sono in grado di leggere e scrivere, si passa poi al livello A2 valido per ottenere diverse certificazioni giungendo fino al livello di 3ª media, con corsi appositi tenuti all’interno di scuole superiori come l’Istituto Pesenti. La scelta di inserire la scuola all’interno di un oratorio permette ai ragazzi di aver maggior possibilità di integrazione.

Nonostante l’età della struttura ed il numero di persone ospitate, il centro d’accoglienza Gleno rimane un centro d’eccellenza, esempio per tutti coloro volessero aiutare i migranti nel loro percorso di integrazione.

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