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Il delitto

Prof uccisa in casa a Seriate, un anno dopo il giallo è ancora irrisolto fotogallery

Il marito di Gianna del Gaudio, Antonio Tizzani, unico indagato a piede libero, continua a professarsi innocente e a ribadire di aver visto un uomo incappucciato

Sabato 27 agosto 2016, un anno fa. La mezzanotte è passata da una quarantina di minuti, quando dal cortile di una villetta in piazza Madonna delle Nevi a Seriate si sentono delle urla disperate di aiuto.

La voce è quella di Antonio Tizzani, ex ferroviere di 68 anni. Pochi minuti prima, in quell’abitazione, qualcuno ha ucciso con una coltellata al collo sua moglie, la 63enne Gianna del Gaudio, un passato da insegnante e da poco in pensione.

A distanza di dodici mesi non ha ancora un nome l’autore dell’omicidio che ha sconvolto un tranquillo quartiere residenziale della cittadina dell’hinterland.

L’unico indagato, a piede libero, dalle ore successive al delitto, è proprio il marito della vittima. L’uomo, difeso dall’avvocato Giovanna Agnelli, da quel giorno continua a ribadire la propria versione dei fatti: dopo essere uscito a bagnare le piante, avrebbe ritrovato la moglie a terra in cucina in un lago di sangue, già priva di vita. A colpirla mortalmente con un taglio alla gola sarebbe stato un uomo incappucciato, che si sarebbe introdotto in casa e avrebbe frugato in alcuni cassetti, per poi fuggire proprio dopo averlo visto rientrare.

Una ricostruzione che non ha mai trovato riscontri né dalle testimonianze raccolte tra i vicini, né dalle immagini di sorveglianza della zona, che non hanno ripreso nessuno fuggire, e nemmeno dalle tracce raccolte all’interno della villetta, in cui non sarebbero entrati estranei.

Nel frattempo i carabinieri del nucleo investigativo proseguono le indagini. Il caso è intricato, tanto che il pubblico ministero Laura Cocucci ha già chiesto una proroga nonostante i termini non siano scaduti.

Gli inquirenti stanno ancora analizzando la perizia consegnata a marzo dai militari dei Ris, dopo i lunghi rilievi nella casa e sul cutter che sarebbe stato utilizzato per uccidere la 63enne.

L’arma era stata ritrovata qualche settimana più tardi, il 6 ottobre. Quel giorno un uomo che abita in una villetta di via Presanella 10, che dista circa 500 metri da casa Tizzani, mentre stava potando la propria siepe, tra i rami aveva notato una busta della spesa con all’interno un taglierino lungo circa 20 centimetri, un paio di guanti e alcuni resti di cibo.

All’interno dei guanti furono rinvenute tracce di un dna maschile, misto a quello della vittima, di un soggetto ignoto ed estraneo ai familiari: il marito Antonio Tizzani, e i figli Mario e Paolo. Sulla lama erano state rilevate dai carabinieri tracce ematiche, in parte coperte dalla ruggine, appartenenti alla vittima e sul manico altre riconducibili al marito. Il cibo risultò compatibile con quello ritrovato nella casa del delitto.

Intanto l’abitazione è stata dissequestrata e Antonio Tizzani è tornato a viverci, contiuando a ripetere che colui che ha ucciso la donna che aveva sposato una quarantina di anni fa, è ancora in circolazione.

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