Nemmeno il tempo di comprendere ciò che è avvenuto ad Ischia nella serata di lunedì 21 agosto che immediatamente è scoppiata la polemica sul calcolo della magnitudo. L’evento sismico, avvenuto alle 20,57, è stato inizialmente segnalato come di magnitudo 3.6 della scala Richter per poi esser corretto a 4.0.
“L’intensità della scossa va calcolata su più rilevazioni, quindi non si può ottenere immediatamente – ci spiega Anna Paganoni, direttrice dell’Istituto di Geologia e Paleontologia del Museo di Scienza Naturali ‘Enrico Caffi’ di Bergamo – Il dato indicante una magnitudo di 3.6 con ogni probabilità si riferisce ad una prima rilevazione, ma quello corretto è sicuramente il secondo, perchè frutto di rilevazioni incrociate”.
Altro punto di discussione è quello dell’ origine del terremoto: “Il terremoto in questione– ci spiega la geologa bergamasca– incrocia più elementi: l’ipocentro si trova a soli 5 Km dalla superficie nell’isola vulcanica di Ischia a breve distanza da altre zone critiche, sia pure separate, come quelle dei Campi Flegrei e del Vesuvio ma si trova vicino ad aree tettoniche attive: i fondali instabili del mar Tirreno. Qui si formano terremoti nelle numerose zone vulcaniche ma anche a grande profondità per lo sfregamento lungo faglie e l’allargamento continuo del più recente mare nel Mediterraneo ”.
Il terremoto, a differenza di quanto hanno riferito alcuni media, non ha avuto repliche e rimane isolato nel contesto sismico nazionale: “Ad Ischia non risultano esserci stati altri eventi sismici nell’ultimo periodo, a differenza di altre zone d’Italia dove si sono registrate numerose scosse di piccola identità. Ciò non ha permesso ad alcuno di prevedere l’imminenza di un’eventuale calamità. Resta tuttavia molto grave che in un’area così densamente popolata e notoriamente sismica non ci siano stati adeguati interventi di prevenzione che avrebbero potuto contenere i danni di una scossa di magnitudine 4”.
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