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Adrara san martino

Dieci ore al giorno, 7 giorni su 7, 400euro al mese: azienda della gomma sfruttava lavoratori. In nero

Lavoro nero, sfruttamento, paghe da fame... succede anche tra Bergamo e Brescia, come ha appurato la Guardia di Finanza di Sarnico.

Lavoro nero, sfruttamento, paghe da fame… succede anche tra Bergamo e Brescia, come ha appurato la Guardia di Finanza di Sarnico. I finanzieri della Brigata di Sarnico, infatti, nel corso di interventi finalizzati al contrasto del lavoro nero e irregolare, hanno eseguito un controllo all’interno di un capannone ubicato in Adrara San Martino, di un’azienda operante nel settore della lavorazione della gomma, con sede legale a Sirmione.

Al momento dell’accesso, le Fiamme Gialle hanno identificato i lavoratori presenti ed hanno poi verificato i documenti per accertare il rispetto degli obblighi fiscali e contributivi.

Ben 8 dei 17 lavoratori presenti erano sprovvisti del contratto d’assunzione e della comunicazione preventiva agli enti preposti d’instaurazione del rapporto di lavoro.

Uno di loro era anche clandestino sul territorio nazionale, per questo, dopo essere stato accompagnato in Questura per i previsti rilievi, è stato denunciato per il reato di clandestinità e nei suoi confronti è stata avviata la procedura per l’espulsione.

Il legale rappresentante dell’azienda – di Moniga del Garda (Bs) – è stato segnalato alla Procura della Repubblica presso  il Tribunale di Bergamo per aver occupato un lavoratore straniero privo del permesso di soggiorno.

Grazie agli elementi raccolti nella fase preliminare dell’intervento e all’analisi dei documenti rinvenuti nella sede dell’azienda, i Finanzieri hanno poi scoperto altre 18 persone che lavoravano, sempre per conto dell’azienda, totalmente in nero a domicilio, cioè presso le proprie abitazioni di Viadanica, Villongo, Adrara San Rocco in provincia di Bergamo, a Capriolo, Coccaglio, Rovato e Palazzolo sull’Oglio, in provincia di Brescia

Dalle attività ispettive è emerso anche che questi lavoratori venivano pagati in base al numero di pezzi lavorati ed erano impiegati fino a 10/12 ore al giorno, sette giorni su sette, per arrivare a guadagnare un massimo di 400 euro al mese (poco più di un euro l’ora…).

Ai sensi del D. Lgs. 151/2015, nei confronti dell’azienda sono state irrogate sanzioni per complessivi 84.100 euro, ed è stato disposto l’obbligo di regolarizzare i lavoratori per l’intero periodo di lavoro prestato in nero, con pagamento dei relativi contributi evasi.

Per la situazione accertata nei locali aziendali, l’Ispettorato territoriale del Lavoro di Bergamo ha immediatamente emesso un provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale (che scatta quando l’impiego di personale in nero è superiore al 20% del totale dei lavoratori), che è stato successivamente revocato a seguito del pagamento delle sanzioni ed alla regolarizzazione dei 7 lavoratori che operavano all’interno del capannone (l’ottavo era il clandestino). Non sono stati regolarizzati coloro che lavoravano da casa.

L’attività rientra tra quelle svolte dal Corpo in contrasto al “sommerso da lavoro”, volte ad evitare lo sfruttamento dei lavoratori e a tutelare gli imprenditori che agiscono nel rispetto delle regole, i quali subiscono una concorrenza sleale da chi opera irregolarmente e può in tal modo offrire merci e prestazioni a prezzi inferiori.

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