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Nota della curia

Love story con donna sposata, Diocesi de L’Aquila: “Don Vito risponde al vescovo di Bergamo”

Sulla vicenda di don Vito Isacchi, comparsa sulla stampa, la Diocesi de L'Aquila ha diramato una nota con alcune importanti precisazioni.

Sulla vicenda di don Vito Isacchi, comparsa sulla stampa, la Diocesi de L’Aquila ha diramato una nota con alcune importanti precisazioni.
Don Vito Isacchi è nipote di monsignor Aldo Cavalli, nunzio apostolico nei Paesi Bassi. 

Don Vito Isacchi è un sacerdote incardinato nella Diocesi di Bergamo e dipende a tutti gli effetti dal Vescovo di quella Chiesa. La vicenda, a cui si fa riferimento, è accaduta circa dieci anni fa. Dalle informazioni raccolte, risulta che a suo tempo la questione fu esaminata attentamente dall’Ordinario della Diocesi di Bergamo che, insieme ai Suoi Collaboratori, prese decisioni ritenute utili al superamento del problema che era emerso.

Fu richiesto a don Vito di impegnarsi in un itinerario ascetico e spirituale, da compiersi in un specifico contesto di accompagnamento personale e comunitario. Tale percorso è stato regolarmente concluso, secondo i tempi previsti e le forme stabilite.

Nel 2010 don Vito giunse a L’Aquila, come membro di una Delegazione-Caritas, inviata dalla Diocesi di Bergamo, per portare conforto fraterno e aiuti materiali alla popolazione terremotata. Nel quadro di questa missione, incontrò mons. D’Ercole, che poi lo affiancò nel cammino spirituale e lo scelse come suo collaboratore. Gradualmente si inserì nella vita della Chiesa aquilana, impegnata a testimoniare la luce e la forza del Vangelo nella drammatica situazione provocata dal sisma.

Nel gennaio 2015 è stata sottoscritta una convenzione tra monsignor Beschi, Vescovo di Bergamo, e monsignor Petrocchi, Arcivescovo di L’Aquila, in forza della quale, per un triennio, è stato concesso a don Vito Isacchi di esercitare il ministero pastorale a servizio della Comunità ecclesiale aquilana.

Negli anni trascorsi a L’Aquila, don Vito ha dato prova di fattiva dedizione nel suo ministero e di efficace competenza nello svolgimento dei compiti che gli sono stati assegnati. Nelle parrocchie dove ha operato, si è guadagnata la stima e l’affetto della gente che ha incontrato. Mai si sono registrati problemi di ordine morale.

Nella giornata di martedì 1° agosto 2017, a seguito dell’articolo comparso su un quotidiano, don Vito ha scritto una lettera all’Arcivescovo, monsignor Petrocchi, nella quale, per evitare disagi alla Diocesi, si e dimesso da tutti gli incarichi che gli sono stati affidati. In questa lettera, don Vito riconosce la sua responsabilità morale e chiede scusa per il turbamento e le sofferenze provocate alla Comunità ecclesiale e sociale. In particolare, precisa che intende rinunciare al risarcimento, previsto dal dettato della sentenza.

L’Arcivescovo, per ragioni di opportunità pastorale, ha deciso di sostituire don Vito Isacchi negli incarichi che rivestiva a livello diocesano; mentre lo invita a mantenere, per il momento, le attività nelle Comunità parrocchiali, al fine di assicurare continuità ministeriale.

L’Arcivescovo esprime profondo rammarico per l’accaduto e ricorda che la Chiesa esorta alla fedeltà, ma anche proclama la misericordia; conosce la fragilità umana, ma anche punta alla conversione suscitata dalla grazia; soffre per le ferite provocate dal male, ma anche gioisce per la “novità evangelica” che lo Spirito del Risorto può accendere nel cuore dei credenti.

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