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Le indagini

La caduta nel burrone l’ha ucciso sul colpo: Bara non si sarebbe potuto salvare

L'autopsia svela che il giovane è deceduto a causa dell'impatto al suolo: i tre indagati non dovrebbero così essere imputati per omissione di soccorso

È morto sul colpo a causa delle gravi lesioni riportate nella caduta nel burrone Mamadou Lamine Thiam, Bara per gli amici, il ventenne senegalese di Almè ritrovato senza vita a Ubiale Clanezzo nella serata di domenica 23 luglio, dopo un litigio e una fuga mentre era a una festa di paese la sera precedente.

È quanto emerge dall’autopsia effettuata nella mattinata di venerdì 28 luglio all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo dal medico legale dell’università di Pavia Luca Tajana, consulente nominato dalla Procura di Bergamo. L’esame autoptico sulla salma, durato un paio d’ore, ha rivelato come il giovane sia deceduto a causa dell’impatto al suolo dopo essere precipitato, riportando anche la frattura dell’osso del collo che ha provocato la morte per asfissia in pochi secondi.

All’autopsia, oltre al legale della famiglia del ragazzo Francesco Zacheo, era presente anche l’avvocato di uno dei tre indagati, C.B. 54 anni di Ubiale, difeso da Eugenio Sarai, mentre ad assisterela coppia di fidanzati R.M., 25 anni di Alzano lui, B.I., 35 anni di Sedrina lei, sono Stefano Sesti e da Francesca Signorelli.

Per il 54enne, in servizio quella sera all’Ubiale Power Sound Festival come addetto alla sicurezza, l’accusa è di omicidio preterintenzionale. Secondo quanto ricostruito l’uomo prima avrebbe malmenato Bara, “reo” di aver rifilato una testata al figlio di un suo amico, poi lo avrebbe inseguito, costringendolo a fuggire, fino al punto in cui si è gettato nel vuoto e ha trovato la morte.

All’inseguimento avrebbe preso parte anche la coppia di fidanzati, accusati invece di concorso in omicidio preterintenzionale. I tre sono stati ripresi dalla telecamere di sorveglianza del paese mentre rincorrevano il senegalese. Ma non solo, perchè secondo alcuni testimoni lo avrebbero anche visto cadere nel dirupo, senza però chiamare i soccorsi.

Una tesi avvalorata dal fatto che, mentre erano in corso le ricerche di Bara da parte di volontari e vigili del fuoco, il 54enne avrebbe indicato loro il punto esatto in cui cercare. C’è anche un altro dettaglio: nella fuga disperata la vittima avrebbe perso entrambe le scarpe, poi trovate nel burrone. A gettarle sarebbe stato proprio il 54enne.

In ogni caso, alla luce dell’esito dell’autopsia, i tre non dovrebbero essere imputati di omissione di soccorso, visto che se anche si fosse intervenuto per tempo Bara non si sarebbe potuto salvare.

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