• Abbonati
Il retroscena

Dopo l’ergastolo, in cella Bossetti piange e pensa di scrivere un libro

Il carpentiere di Mapello è disperato, tanto che si è reso necessario un consulto di un'ora e mezza con il personale medico per verificare le sue condizioni psico-fisiche

Disperato per la conferma dell’ergastolo, ma allo stesso tempo già pronto a dare battaglia in Cassazione per ribadire la propria innocenza. Massimo Bossetti ha trascorso il primo giorno dopo la sentenza del carcere a vita per l’omicidio di Yara Gambirasio tra lo sconforto e la speranza.

Nella sua cella del penitenziario di via Gleno a Bergamo, dove è rinchiuso dal 16 giugno 2014, il carpentiere di Mapello non smette di piangere e la notte non riesce a chiudere occhio, tanto che si è reso necessario un consulto di un’ora e mezza con il personale medico per verificare le sue condizioni psico-fisiche.

Il 47enne non si aspettava la conferma della condanna all’ergastolo del giudice Enrico Fischetti. Una sentenza arrivata dopo cinque udienze piuttosto intense e una lunga camera di consiglio di quindici ore, conclusa a mezzanotte e mezza con la lettura del dispositivo.

Nemmeno le sue dichiarazioni spontanee all’inizio dell’ultima udienza sono servite a convincere al corte bresciana: “Signori giudici, mi appello alla vostra coscienza e vi chiedo di avere coraggio nel cercare quel mostro che ha ammazzato la povera Yara: non sono io, sono stato incarcerato ingiustamente e senza prove certe”, aveva detto, per poi parlare anche dei propri famigliari e di Yara: “Non sono mai stato un violento, ho sempre creduto nei valori del rispetto altrui e della famiglia – ha affermato – . Ora mi mancano tanto i miei cari. Penso alla povera Yara, l’unica vittima di questa vicenda. Avrebbe potuto essere mia figlia e chi ha spezzato i suoi sogni è un animale. Non oso immaginare il dolore dei suoi genitori, i signori Gambirasio”.

Proprio i suoi tre figli, Nicolas di 16 anni, Alice di 13 e Aurora di 11, ai quali è molto legato, sono il pensiero fisso di Bossetti. Ci sono poi la moglie Marita Comi, la mamma Ester Arzuffi e la sorella gemella Laura Letizia, con le quali lunedì notte dopo la sentenza si è trattenuto per un decina di minuti in una stanza attigua a quella d’Assise, tra pianti e abbracci disperati.

Ma Bossetti sta già guardando avanti, al processo di terzo grado in Cassazione a Roma l’anno prossimo, in cui spera di far capire ai giudici che secondo lui ci sono troppe anomalie nell’indagine che l’ha portato in carcere.

Nel frattempo dopo avere inviato pagine di memorie a vari giornali, ora starebbe pensando anche di scrivere un libro. Sta già cercando una casa editrice per la pubblicazione: sarà un racconto della sua travagliata vicenda giudiziaria.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI