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Processo d'appello

“Yara è stata seviziata e uccisa da Bossetti”, confermato l’ergastolo

Dopo una lunga giornata di camera di consiglio, la corte d'Appello di Brescia ha confermato il carcere a vita per il carpentiere di Mapello, come responsabile del brutale delitto della tredicenne di Brembate sopra

“Yara Gambirasio è stata seviziata e uccisa da Massimo Bossetti”: dopo una lunga giornata di camera di consiglio, la corte d’Appello del tribunale di Brescia ha confermato così la condanna all’ergastolo per il carpentiere di Mapello, come responsabile del brutale delitto della tredicenne di Brembate sopra.

I giudici, due togati e otto popolari, presieduti da Enrico Vischetti, non hanno modificato quanto stabilito un anno fa in primo grado dalla corte d’Assise di Bergamo guidata da Antonella Bertoja.

Secondo la giustizia, come ricostruito dall’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Letizia Ruggeri, è stato quindi Bossetti a rapire la tredicenne la sera del 26 novembre 2010, dopo averla fatta salire a bordo del suo furgone da lavoro. Lì, forse per un’avances respinta, si sarebbe scatenata la sua follia omicidia, poi consumata con piccoli tagli in un campo di Chignolo d’isola, dove Yara morì abbandonata dopo lunghe ore di atroci sofferenze. Il suo cadavere venne rinvenuto solo tre mesi più tardi, ormai mummificato.

A nulla è dunque servito l’ultimo accorato appello del carpentiere, pronunciato in mattinata prima della camera di consiglio.

“Signori giudici, mi appello alla vostra coscienza e vi chiedo di avere coraggio nel cercare quel mostro che ha ammazzato la povera Yara: non sono io perché sono stato incarcerato ingiustamente e senza prove certe”, aveva urlato Bossetti nelle sue dichiarazioni spontanee.

“Non sono mai stato un violento, ho sempre creduto nei valori del rispetto altrui e della famiglia – aveva aggiunto – . Ora mi mancano tanto i miei cari. Penso alla povera Yara, l’unica vittima di questa vicenda. Avrebbe potuto essere mia figlia e chi ha spezzato i suoi sogni è un animale. Non oso immaginare il dolore dei suoi genitori, i signori Gambirasio”.

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