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L'intervista

Laura Bossetti: “L’assassino di Yara non è Massi ma un nostro fratellastro”

Alla vigilia della penultima udienza del processo d'Appello nei confronti di suo fratello gemello Massimo, condannato in primo grado all'ergastolo per l'omicidio della tredicenne di Brembate Sopra

“Approfondite la pista del fratellastro, potrebbe essere lui l’assassino di Yara”. Alla vigilia della penultima udienza del processo d’Appello nei confronti di suo fratello gemello Massimo, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della tredicenne di Brembate Sopra, Laura Letizia Bossetti ha parlato alla trasmissione “Iceberg Lombardia” di TeleLombardia.

A partire dalla prova del Dna: “Quel Dna secondo me è stato o ricostruito oppure contaminato… per questo io ho sempre detto che la conferma del primo grado non ci sarà. Siamo sempre stati convinti dell’innocenza di Massimo, non è lui l’assassino di Yara. Il vero colpevole è fuori, anzi i veri colpevoli sono liberi”.

Per poi passare al capitolo Giuseppe Fuerinoni, quello che secondo la scienza sarebbe padre naturale di lei e suo fratello: “È vero, ho incontrato Laura Poli, la moglie di Guerinoni. E’ stata una scelta sofferta, dopo tanto tempo mi sono sentita di prendere l’iniziativa e di andar su dalla signora Laura Poli. L’ho incontrata, è una signora molto distinta, ospitale, molto di cuore. Non sono ancora riuscita ad avere tutte le risposte sul mio padre naturale, sicuramente se dovessi rivederla ancora qualcosa direbbe… Lei ha sempre creduto nell’innocenza di Massimo, tutta la sua famiglia dice che non è Massimo l’assassino. Dice di approfondire questa storia del fratellastro, di andare a fondo… Infatti hanno sempre parlato bene di mio fratello, Che Guerinoni potesse essere un donatore di seme non solo la mamma lo dice, nelle valli gira questa voce”.

Senza risparmiare una frecciata alla mogli di Bossetti, Marita Comi. “In merito alle accuse di Marita nei confronti di mia mamma Ester devo dire che non è che mia mamma non c’è stata nel momento del bisogno: il giorno dell’arresto di Massimo abbiamo saputo anche della malattia di mio papà che poi è morto di tumore. Mia mamma e mio papà l’hanno sempre aiutata e le sono sempre stati vicini. Adesso lei non è qui presente ma in determinate sedi ci troveremo ancora a tu per tu e ne parleremo. Quando ci ritroveremo le chiederemo il perché delle sue parole, delle spiegazioni. La nostra porta è sempre stata aperta, sempre. Non l’abbiamo mai chiusa noi a Marita”.

Infine, un saluto al fratello: “Massimo ti voglio bene, crediamo in te, abbiamo sempre creduto in te. Non ti lasceremo mai, sei parte della nostra vita. Abbi fede che tutto andrà bene”.

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