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Il Governo studia le misure per giovani, over 50 e imprese

L'estate sembra il momento meno adatto per parlare di lavoro e di economia. Invece pare che il governo stia proprio dedicando le proprie energie a trovare soluzioni alle tematiche più delicate: giovani, over 50 e imprese. L'attenzione è concentrata sul cuneo fiscale, ma sono molteplici le proposte sul tappeto. Ne parla su Repubblica Roberto Petrini

L’estate sembra il momento meno adatto a parlare di lavoro e di economia. Invece pare che il governo Gentiloni stia proprio dedicando le proprie energie a trovare soluzioni alle tematiche più delicate: giovani, over 50 e imprese. L’attenzione è concentrata sul cuneo fiscale, ma sono molteplici le proposte sul tappeto. Ne parla su Repubblica Roberto Petrini (leggi).

Gentiloni accelera sull’operazione cuneo-fiscale. Nelle ultime riunioni prima di partire per il G20 di Amburgo ha consultato tecnici e alcuni collaboratori per cominciare a mettere a punto le strategie d’autunno. Il problema più urgente è quello del lavoro: è necessario sostituire il bonus-assunzioni da oltre 8 mila euro, nato nel gennaio del 2015, che esaurirà la durata triennale dal gennaio del prossimo anno. A far scattare l’allarme sono stati i recenti dati di maggio sull’occupazione che hanno segnalato una marcata perdita di posti. Per correre ai ripari, e per evitare di perdere il treno della ripresa europea che ormai viaggia a quota 2%, bisogna intervenire con decisione.

Non solo sui giovani, e comunque senza disperdere risorse sull’Irpef come pure vorrebbe lo schema renziano per sfidare in campagna elettorale Berlusconi e la Lega, schierati a favore della flat tax (aliquote sul reddito proporzionali e uguali per tutti). La convinzione che è emersa a Palazzo Chigi è invece quella che bisogna puntare tutte le risorse sul cuneo fiscale: dunque impegnare 6-7 miliardi in un sol colpo sul taglio dei contributi, riducendo la differenza tra il lordo e il netto in busta paga, mettendo più soldi nelle tasche dei lavoratori dipendenti, e caricando quei 6-7 miliardi sulla fiscalità generale. L’aumento delle risorse da stanziare – da vecchio progetto di 2-3 miliardi a 6-7 miliardi – rende possibile anche un decisivo allargamento della platea: dai 25-30 anni previsti ai lavoratori cinquantenni.

Dopo la pausa estiva, in vista della prossima legge di bilancio, il governo lavorerà così ad un provvedimento per aumentare i margini di competitività delle imprese, in modo da far spazio all’export italiano in ambito europeo e internazionale e dare fiato alla domanda interna. Il dossier naturalmente dovrà avere il via libera del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che dopo aver risolto con successo la questione banche, è alle prese con la quadratura dei conti. Già con manovrina e con la richiesta di sconti sul deficit per il prossimo anno, l’intervento per sterilizzare l’Iva si è ridotto di molto. Ma certamente altre richieste sono sul tavolo: a cominciare dai contratti della pubblica amministrazione.

Non è escluso che all’interno del governo e nella maggioranza si avanzino anche altre ipotesi relativamente ai giovani. Le due variabili su cui si dibatte, in alternativa all’idea di Palazzo Chigi, sono la platea (“under 35” o solo “under 25”) e l’entità dello sconto contributivo. Alcuni prevedono una contribuzione “zero” per tre anni per l’assunzione a tempo indeterminato dei giovani sotto i 25 anni: una operazione che costerebbe 2-3 miliardi che peserebbero sulla fiscalità generale. Successivamente, per trasformare il provvedimento in strutturale, ogni lavoratore così assunto porterebbe in dote uno sconto di un paio di punti sui contributi (oggi circa 9%) che si sommerebbe ad una eguale percentuale sul carico di contributi dell’impresa (oggi 24% circa).

Un’altra ipotesi è quella di dimezzare, cioè portare intorno al 15%, la quota contributiva complessiva di imprese e lavoratori, per la platea sotto i 35 anni. Naturalmente anche in questo caso il contratto sarà a tempo indeterminato e sarà portabile (se si cambia lavoro) e consentirà all’impresa di risparmiare 3-4 mila euro all’anno per ogni nuovo assunto. Per i primi due anni il costo è circa un miliardo, mentre a regime si ragiona su una cifra che va da 1,5 a 2,5 miliardi.

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