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Lo sfogo

“Voglio donare un ecografo all’ospedale di Amatrice, ma la burocrazia dice no”

Elena Rota, medico ginecologo bergamasco che lavora in Svizzera, ha deciso di percorrere a piedi la via Francigena per raggiungere Amatrice. Voleva donare tre apparecchi per le ecografie, ma Amatrice ha rinunciato. Ecco la sua lettera sfogo.

Elena Rota, medico ginecologo bergamasco che lavora in Svizzera, ha deciso di percorrere a piedi la via Francigena per raggiungere Amatrice. Voleva donare tre apparecchi per le ecografie, ma Amatrice ha rinunciato. Ecco la sua lettera sfogo. 

Cari amici di Bergamo,
chi mi segue su Bergamonews.it conosce l’esperienza che sto vivendo con la rubrica “Passo passo senza tremare” ma la riepilogo brevemente.

Sono Elena Rota di Bergamo, sono un medico ginecologo, emigrata in Svizzera dopo aver conseguito la laurea con 110 e lode a Pavia.

Dopo il terremoto in centro Italia, mi sono sentita in dovere di rientrare, di fare qualcosa per i miei connazionali, di provare a dare una mano. Ho deciso di prendermi un anno sabbatico e con alcuni amici ho ideato “Passo passo senza tremare!” perché si potessero raccogliere dei fondi da portare in quelle terre.
Sono partita da sola a piedi da Sion, Cantone Valleve, dove vivo e lavoro il 24 maggio scorso per raggiungere Norcia e Amatrice seguendo una parte della via Francigena.

Ho comunicato all’ospedale svizzero per il quale lavoro il mio progetto e il caso ha voluto che il mio servizio cambiasse 3 apparecchi per ecografie.
Con una semplice domanda alla direzione, il mio ospedale me li ha offerti a titolo gratuito per il mio progetto.

Tre ecografi funzionanti da donare agli ospedali colpiti dal terremoto, mi sono detta: che fortuna!
Da questo gesto meraviglioso è iniziata un’odissea vera e propria.

Ho impiegato 5 mesi a trovare un trasporto gratuito, far sdoganare le macchine, decidere a chi destinare il tutto.
Ho contattato 3 ospedali: San Severino Marche, Norcia e la Asl di Rieti da cui dipende l’inagibile ospedale di Amatrice.
Non ricordo quante mail, quante chiamate, quanti rimbalzi da un responsabile all’altro, so solo che a ogni risposta corrispondeva un’altra richiesta, fino all’ennesima, l’ultima, che mi è stata inoltrata da un ufficio acquisti.

Risultato: ho rinunciato a consegnare il 3° ecografo all’ospedale di Amatrice! Pare che lì le donazioni non si possano accettare se non dopo una serie infinita di documenti da compilare che, ovviamente, io non ho!

Non discuto, ci saranno delle regole, clausole, certificazioni ma, davanti ad una reale situazione di emergenza, è possibile che non esista un modo per aggirare il tutto?
Possibile che la burocrazia italiana annulli ogni sforzo, ogni slancio?

E comunque, anche se ci fosse la più logica delle motivazioni, perché nessuno si è degnato di rispondermi in modo cordiale, spiegandomi questa importante motivazione?

Pare che in Italia certe cose non cambino mai, che la burocrazia sia ormai più importante dell’uomo e che nessuno si prenda la responsabilità di cambiare. Se, nonostante l’emergenza, anche fare donazioni é diventato difficile, impossibile, non stupiamoci poi della disperata “fuga di cervelli”.

Attraversando a piedi questa nostra stupenda penisola, in questi giorni ho attraversato la provincia di Siena, pensieri e domande non mi danno tregua: rientrare o no in Italia?

Che questo cammino mi dia la risposta!

Elena Rota
(dalla via Francigena)

Ps. allego la foto dei due ecografi consegnati all’ospedale di Norcia.

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