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Musica

Sad clowns and hillbillies

John Mellencamp, viaggio nel midwest con un un ragazzo di belle speranze

"In questa calda e maledetta estate" una ventata fresca ci arriva grazie ad alcuni dischi realizzati da un manipolo di giovani artisti di belle speranze la cui età (anagrafica) oscilla orgogliosamente tra i 65 e i 75 anni. In questa lista troviamo i nomi di Garland Jeffreys, Elliot Murphy, Little Steven e John Mellencamp.

Artista: John Mellencamp

Titolo: Sad Clowns and Hillbillies

Giudizio: ****

In questa calda e maledetta estate” una ventata fresca ci arriva grazie ad alcuni dischi realizzati da un manipolo di giovani artisti di belle speranze la cui età (anagrafica) oscilla orgogliosamente tra i 65 e i 75 anni. In questa lista troviamo i nomi di Garland Jeffreys, Elliot Murphy, Little Steven e John Mellencamp.

Tutti ragazzi che si sono affacciati alla ribalta nel corso degli anni ’70 ed insieme ad altri (Willy Deville e Jim Carroll, che non sono più tra noi, tra i principali) hanno contribuito alla creazione di una scena che, pur non avendo mai avuto il privilegio di un nome di battesimo definito se non un vago rock urbano, ha regalato agli appassionati annate memorabili. Qualcuno si trovò a fare i conti con le solite etichette soffocanti di “nuovo Dylan”, “nuovo Reed” e via discorrendo. Quasi nessuno raggiunse un pieno e continuativo successo commerciale ma, insomma, i meriti e la qualità furono indiscutibili.

Talmente indiscutibili che ora, trascorso qualche decennio, non solo non abbiamo assistito alla loro rottamazione ma ci troviamo di fronte ai loro nuovi lavori che ci conquistano sia per il piacere derivante dall’ascolto e sia perché hanno un senso.

Prendo ad esempio il lavoro di John Mellencamp Sad Clowns and Hillbillies che contiene brani scritti in passato per altri progetti, altri più recenti scritti ed interpretati con l’artista americana Carlene Carter, un paio di cover e un piccolo capolavoro. Siamo nel terreno della Musica Tradizionale Americana, i suoni sono spesso country, a volte sentiamo il blues, a volte si può trovare Tom Waits altre volte Tom Joad.

Con queste premesse il rischio di cadere nel già sentito era dietro l’angolo. Invece il giovane Mellencamp allontana con sapienza questo rischio facendoci compiere un altro viaggio nel suo midwest, un viaggio che alterna atmosfere divertenti dove respiriamo un’aria da film dei fratelli Coen ad altre, più intime, dove è la voce dell’uomo che ne ha viste e cantate tante che ci fa rallentare e riflettere. Il tutto per arrivare al brano finale, il piccolo capolavoro che da solo varrebbe il disco: Easy Target.

Dischi che hanno un senso. Difficile e sfacciatamente soggettivo dividerli da quelli che sono solo una raccolta di canzoni. Diciamo che, nella lontana era analogica, l’ascolto di Sad Clown and Hillbillies avrebbe potuto creare nell’ascoltatore un desiderio di sapere qualcosa di più sull’autore, sui testi e su opere simili. Un processo che da sempre sta alla base della nascita di qualsivoglia passione artistica e che, la comodità dell’era digitale, ha quasi del tutto annullato.

Il consiglio potrebbe essere quello di fare un viaggio a ritroso e riscoprire quello che questo gruppo di ragazzi ha scritto e cantato nel corso del tempo. I nomi li trovate all’inizio e già che ci siete aggiungete anche il nome di chi ha scritto il verso iniziale di questo modesto articolo.

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