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Cancro al colon, l’ospedale di Bergamo nel più grande studio mai realizzato

C’è anche il Papa Giovanni tra i centri che hanno contribuito ad uno studio sul trattamento del tumore al colon. I risultati sono stati presentati all’inizio del mese a Chicago al congresso della Società americana di oncologia clinica

C’è anche il Papa Giovanni tra i centri che hanno contribuito ad uno studio sul trattamento del tumore al colon i cui risultati sono stati presentati all’inizio del mese a Chicago al congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco).

Lo studio ha analizzato i dati di 6 trial clinici , tra cui lo studio TOSCA – presentato anch’esso al congresso Asco -, coordinato da Roberto Labianca, direttore del Cancer Center dell’ASST Papa Giovanni XXIII e presidente del Gruppo Italiano per lo Studio dei Carcinomi dell’Apparato Digerente GISCAD, che ha coinvolto 132 ospedali del nostro Paese e 4mila pazienti.

In totale lo studio internazionale ha considerato gli esiti della chemioterapia dopo l’intervento chirurgico in 12.800 pazienti, dimostrando che tre mesi di cura, invece dei sei standard, possono essere altrettanto efficaci nei pazienti considerati a basso rischio di recidiva, con una riduzione importante degli effetti collaterali, in particolare la neurotossicità che causa formicolii, intorpidimento e dolore.

Lo studio è stato condotto simultaneamente in 12 nazioni in Nord America, Europa e Asia, unite nel network internazionale IDEA (International Duration Evaluation of Adjuvant therapy), ricevendo solo finanziamento pubblici. Per l’Italia lo studio è stato finanziato da AIFA.

“Si tratta del più grande esempio di collaborazione tra nazioni mai vista in campo oncologico – ha spiegato Roberto Labianca -. La collaborazione di così tante realtà era fondamentale per arrivare ad un numero di pazienti elevato e quindi significativo per giustificare un cambio epocale nella terapia del tumore al colon, che impatterà su milioni di persone in tutto il mondo. Arrivare ad approcci sempre più personalizzati riducendo quando possibile le dosi non necessarie di farmaci è la grande sfida dell’oncologia moderna. E’ un tema di scarso interesse per le aziende farmaceutiche ma cruciale per la salute e il benessere dei pazienti”.

I pazienti sono stati seguiti per 39 mesi. L’83,1% dei pazienti con un tumore localizzato trattati per 3 mesi non presentava recidive a tre anni dall’intervento, valore sovrapponibile all’83,3% dei pazienti trattati per 6 mesi. Considerando anche quelli con tumore più avanzato, le percentuale sono state rispettivamente del 74,6% e del 75,5%, mostrando quindi differenze piccolissime sull’efficacia clinica dei trattamenti tra i due gruppi. Importanti invece le differenze rispetto agli effetti collaterali: quelli trattati per 6 mesi hanno avuto danni al sistema nervoso in quasi il 50% dei casi, mentre quelli trattati per 3 mesi solo nel 16% dei casi.

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