Illegittimo il trasferimento che due anni fa aveva costretto tre lavoratrici madri a trasferirsi dall’Esselunga di Sarezzo, in provincia di Brescia, a Nembro. A stabilirlo il Tribunale di Milano.
“Nel novembre di due anni fa – raccontano i sindacati FlaicaUniti CUB, di Brescia, che ricostruiscono la vicenda – quattro lavoratrici e ad un lavoratore del reparto web dell’Esselunga di Sarezzo si sono visti improvvisamente recapitare una lettera di trasferimento presso altri store della catena, uniche possibili sedi in cui ricollocare figure con le loro qualifica funzionali. Una scelta, secondo l’azienda, che fa seguito all’attuazione del piano di esternalizzazione del reparto”.
Vincenza Lazzano, madre di 44 anni con 4 figli; Simona Cataldo di Sarezzo, con due figli di 8 e 6 anni; Erica Amadori, madre single con due figli e Roberto Zanotti sono alcuni tra i lavoratori interessati al trasferimento. Il motivo? “Secondo l’azienda non c’era la possibilità di ricollocare i dipendenti web di Sarezzo in provincia – spiega Aron Timpini, delegato sindacale, a Bresciaoggi -; l’unica possibilità sarebbe stata accettare una trasformazione del contratto con l’inserimento delle domeniche obbligatorie (52 all’anno) per rimanere sul territorio bresciano e magari a Sarezzo; mentre il rifiuto di questa clausola avrebbe portato ai trasferimenti che in effetti si sono concretizzati: un ragazzo a Desenzano, tre lavoratrici a Nembro e una nella struttura di Bergamo”.
La decisione ha provocato l’immediata reazione dei lavoratori di Flaica Uniti Cub di Brescia, convinti che il trasferimento sia riconducibile più al rifiuto per un nuovo contratto che non a scelte organizzative.
“Una disposizione che – come sottolineano le fonti sindacali – ha colpito soprattutto le lavoratrici che avevano grandi difficoltà ad accettare le nuove norme contrattuali per oggettivi esigenze familiari – sono tutte madri, alcune con figli minori – e che si ritrovano dislocate in negozi (Desenzano e Bergamo) distanti dai 50 agli 80 km dalla propria abitazione e dalla propria famiglia”.
Il sindacato ha organizzato anche mobilitazioni e presidi in difesa del diritto delle tre lavoratrici e, dopo il trasferimento, è passato alle vie giudiziarie con il patrocinio dell’avvocato Antonio Carbonelli. Ha presentato ricorso davanti al Tribunale di Milano, che, con la sentenza di qualche giorno fa riconosce il diritto delle lavoratrici ad essere reintegrate nel proprio posto di lavoro.
commenta