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Libri

L'intervista

Chiara Saraceno: “C’è famiglia quando ci si prende cura l’uno dell’altro”

Chiara Saraceno sarà ospite della 58esima edizione della Fiera dei Librai venerdì 28 aprile alle 20.30, Cristina Ottaviano incontrerà l’autrice alla Domus. Bergamonews l’ha intervistata in anteprima.

“C’è famiglia ogni volta che ci si assume la responsabilità di prendersi cura l’uno dell’altro” così Chiara Saraceno racchiude il senso del suo libro L’equivoco della famiglia edito da Laterza.

La famiglia oggi in Italia è una realtà difficile da mettere a fuoco, per modelli e convinzioni che spesso non tengono conto di come prende forma nella realtà quell’intreccio di legami fondamentali e profondi che la caratterizzano. Fare famiglia è sempre più difficile, ma è sulla famiglia che scuola, servizi e aziende continuano a riporre aspettative di cura e sostegno, restituendo servizi, misure di welfare e aziendali non sufficienti a garantirle un terreno stabile. Impegno familiare e lavorativo allontanano ancora e di più uomo e donna, così come succede per le opportunità e fragilità di vecchie e nuove generazioni. Fare un figlio è una scommessa con risorse che si riducono e un futuro incerto che non sembra contare molto sui giovani.

Chiara Saraceno, nata a Torino nel 1941, è tra i più importanti sociologi della famiglia del panorama italiano ed europeo. E’ stata docente di sociologia della famiglia presso l’Università di Torino, si è occupata di importanti studi sociali sulla famiglia, la povertà, la questione femminile e le politiche di welfare. Ha partecipato a commissioni di studio e ricerca per il Consiglio dei Ministri e la Commissione Europea. Le sue conoscenze sono riconosciute e richieste anche in altri paesi europei nei quali si occupa di ricerca sociale a livello accademico. Scrive per diverse riviste del settore e per La Repubblica. Tra i suoi libri più letti: I nuovi poveri: politiche per le disuguaglianze, Cittadini a metà: Come hanno rubato i diritti degli italiani, Coppie e famiglie. Non è questione di natura e Mamme e papà. Gli esami non finiscono mai.

Chiara Saraceno sarà ospite della 58esima edizione della Fiera dei Librai venerdì 28 aprile alle 20.30, Cristina Ottaviano incontrerà l’autrice alla Domus. Bergamonews l’ha intervistata in anteprima.

Come nasce il titolo L’equivoco della famiglia?

Il titolo rende l’idea degli equivoci che ci sono oggi attorno alla famiglia, su cosa è famiglia e che cosa ci si deve aspettare dalla famiglia. Non esiste un unico modello di famiglia e l’unico riferimento non può essere il paradigma naturale. La famiglia è anche un’istituzione storica e sociale che nel tempo può cambiare contenuti e regole. Nelle politiche sociali ci si aspetta o si dà per scontato che la famiglia funzioni in un certo modo e abbia sempre la stessa composizione. Ci si aspetta ad esempio che le persone fragili siano accudite dai familiari o che tutti si vogliano sempre bene. E’ un dato per scontato fondato più su aspettative o su modelli ideali che sulla realtà. In questo senso quindi equivoco.

Nel libro parla di una famiglia che oggi è fondata principalmente sull’amore…

Da circa un secolo, in occidente si pensa che la famiglia, il rapporto di coppia e quello tra generazioni sia innanzitutto un rapporto amoroso, di affettività. Ci si deve sposare per amore, bisogna amare i propri figli, e i figli devono amare i propri genitori e così via. Il codice dell’affettività positiva è il codice della famiglia. Ma non è stato sempre così e non è dappertutto così. Nel passato ci si sposava per convenienza, si doveva sposare la persona giusta dal punto di vista sociale, i matrimoni erano combinati. Sono cose che oggi ci fanno orrore o ci sembrano strane. Questi valori più che della natura fanno parte dell’aspetto culturale del fare famiglia. Dobbiamo prendere atto che ogni società e cultura mette dentro la famiglia valori che possono essere diversi e che possono cambiare. E’ necessario avere una visione più critica di quello che noi diamo per scontato come naturale, ad es. la divisione del lavoro tra uomini e donne o l’idea che soltanto due persone di sesso diverso siano dei buoni genitori. Rendendoci conto che dentro la famiglia ci sono cambiamenti e differenze da un’epoca all’altra, da una società all’altra dovremmo essere un po’ più cauti e autocritici prima di dire che ciò che è nuovo e prima non avevamo pensato, non vada bene.

A chi è rivolto il libro?

Non è un libro accademico, è l’insieme di articoli di giornale e scritti che ho rielaborato per un pubblico generale. L’ho scritto, come altri in precedenza, per aiutare a riflettere anche chi non è uno specialista.

E’ possibile dare oggi una definizione della famiglia?

Credo che sia difficile soprattutto dal punto di vista normativo. Ci sono tante definizioni che indicano chi sta dentro chi sta fuori, basti pensare che fino a poco tempo fa c’era la distinzione di figli illegittimi e legittimi. Questo è l’esempio di come siano spesso le norme giuridiche a definire cosa è una famiglia, non tenendo conto di un sentimento che magari è più evoluto. C’è famiglia ogni volta che, al di là delle definizioni giuridiche, ci si prende responsabilità duratura l’uno verso gli altri. Responsabilità di accudimento, solidarietà e reciprocità. C’è famiglia a prescindere dal fatto che poi ci sia riconoscimento giuridico o meno. Anche se il riconoscimento giuridico è molto importante come è stato per i figli illegittimi o può essere perle coppie dello stesso sesso. Il riconoscimento giuridico è quello che dà anche consistenza sociale e legittimità all’esistenza dei legami al di là dei sentimenti privati.

Nel libro parla anche del lato oscuro della famiglia

La famiglia ha anche un lato oscuro. L’aspetto oscuro si crea proprio perché la famiglia è un luogo di intrecci affettivi emotivi molto profondi che possono generare anche grandi violenze. Queste violenze hanno una radice anche in modelli di genere maschile e femminile asimmetrici e stereotipati, che andrebbero cambiati. Avremmo bisogno di riflettere su quali riferimenti abbiamo quando parliamo di maschile e femminile, su quali siano le caratteristiche di un uomo vero e una donna vera. Bisogna stare molto attenti perché alcuni modelli stereotipici sono quelli che poi legittimano anche la violenza e l’accettazione della violenza.

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