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Beni confiscati alla mafia in Bergamasca: guarda dove sono e cosa sono diventati

Alcuni hanno già trovato nuova destinazione, altri sono in attesa di conoscere il loro futuro, spesso frenato dai lunghi tempi della burocrazia

In tutto sono ventisei, tra beni e terreni. Sono quelli confiscati alla criminalità organizzata e riassegnati ai Comuni della Bergamasca. Cinque a Gorlago, quattro a Seriate e tre a Cornalba. Due ad Alzano Lombardo, Berbenno, Dalmine, Foppolo, Suisio e Terno d’ Isola. Uno a Brembate e Lovere.

La panoramica l’ha fornita il convegno “I beni confiscati alle mafie in Lombardia. Condividere le informazioni per valorizzare”, tenutosi mercoledì 29 marzo nella Sala “Marco Biagi” di Palazzo Lombardia (Milano). Il convegno è stato l’occasione per presentare l’Accordo di Collaborazione tra Regione Lombardia e Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati per la realizzazione di un censimento geolocalizzato dei beni immobili confiscati in Lombardia, finalizzato a condividere le informazioni tra pubbliche amministrazioni e mondo delle associazioni e a favorire il riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata.

Durante il convegno si è fatto il punto sulle azioni regionali e comunali di valorizzazione dei beni confiscati e ascoltato il punto di vista delle associazioni, mirando ad un modello di governance partecipata delle attività di destinazione e assegnazione dei beni.

Per quanto riguarda la Bergamasca, alcuni beni hanno già trovato nuova destinazione, altri sono in attesa di conoscere il loro futuro, spesso e volentieri frenato dai lunghissimi tempi della burocrazia. Si tratta soprattutto di ville, appartamenti, terreni e capannoni una volta appartenenti alla malavita e ora di proprietà dello Stato, che li usa a fini istituzionali oppure li assegna ai Comuni per scopi sociali.

A Gorlago, ad esempio, amministrazione comunale ed Asl hanno da anni in mente di far diventare una villetta – un tempo proprietà di una banda di zingari – uno spazio autismo per l’intera zona. Altre situazioni da definire si trovano a Dalmine, Foppolo e Suisio. In quest’ultimo caso, l’idea è quella di convertire l’immobile di via Martin Luther King, per anni appartenuto a uno dei boss al vertice del clan di Franco Coco Trovato, in un punto di riferimento per una sede di servizi sociali sovracomunale a disposizione di tutti i Comuni dell’Isola. L’idea, emersa più volte in passato, è quella di trasformare la villetta in una comunità per donne in difficoltà. L’amministrazione, guidata dal sindaco Giuseppe Casali, sta lavorando al bando d’assegnazione.

A Seriate, invece, è stato di recente inaugurato un centro di formazione assegnato alle rete scuole per la legalità; mentre a Berbenno, da ormai sei anni, quello che era un luogo d’usura ospita una comunità familiare. Altre realtà ormai consolidate si trovano a Terno d’Isola, dove una villetta confiscata alla mafia è diventato luogo d’alloggio per padri separati e in difficoltà; e Cornalba, dove gli attuali alloggi di servizio per i carabinieri erano proprietà di spacciatori.

Dando uno sguardo alle altre province, invece, si scopre che sono 872 quelli confiscati in Lombardia. Così ripartiti: 540 solo a Milano, 89 a Brescia, 56 a Varese, 48 a Monza e Brianza, 34 a Como, 33 a Lecco, 25 a Pavia, 8 a Mantova, 7 a Cremona, 4 a Sondrio e 2 a Lodi.

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