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Lo stage

Diario da New York: “Stanco e sempre di fretta, ma Time Square di notte dà il meglio di sé” fotogallery

Stefano Vailati, classe '2000, si trova a New York dove svolgerà uno stage alle Nazioni Unite: un'esperienza che racconterà giornalmente anche a noi con una sorta di diario di bordo

La giornata non inizia per il meglio. Dopo la prima massacrante giornata di lavori ieri sera eravamo tutti a pezzi, e stamattina io e i miei compagni di stanza non abbiamo sentito la sveglia e ci siamo alzati alle nove meno cinque con il ritrovo alle nove.

Colazione saltata, record di velocità nel vestirsi (ovviamente queste cose succedono prima di un incontro a cui bisogna presentarsi in completo elegante) e corsa disperata nei corridoi, tutto per scoprire che l’incontro è alle dieci e siamo in anticipo di venti minuti. Almeno siamo riusciti a fare colazione.

Conclusa la serie di discorsi a cui abbiamo assistito è ora di pranzo, niente di speciale, e stranamente abbiamo tempo sufficiente per fare le cose con calma.
Rientriamo per le tre per la prima delle due sessioni di oggi, che durerà fino alle cinque e mezza. Rispetto a ieri sera, quando l’atmosfera era dominata dalla sonnolenza generale, oggi siamo tutti molto carichi e la voglia di fare rende queste ore molto produttive.

La pausa per la cena è molto lunga, e decidiamo quindi di visitare l’Empire State Building, pensando di cavarcela in un’oretta. Abbiamo clamorosamente sbagliato i nostri conti.
Poco dopo esserci messi in coda capiamo quanto questo si snodi in profondità nell’edificio, con continue curve per far stare più persone possibili in ogni locale che attraversiamo, e finisce che all’ora di rientro siamo ancora in cima. Altra cosa forsennata per le strade della Grande Mela e cena che slitta a dopo i lavori, alla fine riusciamo ad entrare con un ritardo tutto sommato tollerabile.

Anche se non quanto ieri sera, la stanchezza è comunque diffusa, e il numero di delegati che prende la parola si riduce drasticamente, ma nonostante ciò i lavori proseguono ad un ritmo accettabile, e la sessione si conclude con un atto di pietà della Chair (la figura, nel nostro caso una ragazza dello staff, che regola l’attività all’interno della commissione) che ci concede di concludere un quarto d’ora prima la sessione, complice il fatto che le due precedenti sono terminate con venti e trenta minuti di ritardo.
Dopo aver cenato usciamo a fare una passeggiata in Time Square, che di notte dà il meglio di sé grazie al contrasto tra gli enormi schermi pubblicitari che la contraddistinguono e il cielo notturno.

Il coprifuoco è a mezzanotte e riusciamo a rispettarlo, ormai bramiamo i letti più di qualsiasi altra cosa, anche io che di solito mi fermo a scrivere nella hall preferisco salire e mettermi comodo in camera, sperando così di guadagnare preziosi momenti per riposare, se non proprio dormire.
Mentre nella stanza dormono tutti, mi accingo anche io a concludere, anche se devo ancora scegliere le foto da allegare all’articolo, e non sarà facile decidere tra quelle scattate al tramonto in cima all’Empire State, a domani.

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