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Il commento

Leicester e Ranieri, favola appena iniziata e fatta finire troppo presto

Guido Sacerdote, classe 2000, dice la sua sull'esonero che sta scuotendo il mondo del calcio. Quello del mister Claudio Ranieri alla guida del Leicester

Sono le 23,30 del 2 maggio 2016. Il Leicester del “Tinkerman” Claudio Ranieri si laurea matematicamente campione d’Inghilterra in virtù del pareggio tra Totthenam e Chelsea.

Qualcosa cambia.

È successo l’impossibile. Il calcio non è più solo roba per ricchi e potenti sceicchi che ogni estate attuano faraoniche campagne acquisti per assicurarsi i migliori talenti in circolazione, molto più attaccati ai soldi che alla maglia; no, ora appartiene a tutti, è del giovane cameriere di un pub sconosciuto, è di un metalmeccanico pieno di speranze, è del muratore ormai in pensione da molti anni, è di 11 giocatori che per la maggior parte prima del 2012 non erano nemmeno professionisti ed infine è anche nostro, sognatori senza tempo che per mesi abbiamo seguito il Leicester sperando in quell’unica possibilità su 5000 che i bookmaker avevano ipotizzato a inizio stagione.

Claudio Ranieri

Sono le 19:30 del 23 febbraio 2017. Il Leicester pubblica un comunicato nel quale rende noto che “Claudio Ranieri è stato sollevato dall’incarico in virtù dei deludenti risultati ottenuti in stagione”. Il mondo del calcio è sconvolto; nessuno si capacita del perché sia stata presa una decisione del genere. E’ stato appena cacciato l’allenatore che ha realizzato la più grande impresa sportiva dell’era moderna semplicemente perché la sua squadra, dopo una stagione letteralmente magica, era tornata tra i terrestri e, come prevedibile, si trovava a lottare per la salvezza nella parte medio-bassa della classifica.

Il Leicester, suo malgrado, ha scritto due pagine antitetiche della storia dello sport; una splendida, fatta di sogni e dalla forza di volontà che batte qualsiasi cosa, e l’altra squallida e avvilente, legata ai soldi e a una presidenza ingrata e avida; desiderosa di avere una “Favola” in Premier League per due anni consecutivi.

Qualcosa cambia ancora.

Il calcio non è più del vecchio muratore, del cameriere, del metalmeccanico e soprattutto non è più nostro, gli instancabili sognatori che, seppur nel loro piccolo, hanno contribuito alla vittoria del Leicester. Da questa piovosa serata di febbraio il calcio è tornato a essere un’insipida questione di soldi, di sponsor e di dividendi che poi andranno reinvestiti per fare faraoniche campagne acquisti.Forse aveva ragione Aristotele quando diceva che “La gratitudine è un sentimento che invecchia troppo presto”.

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