Si apre la procedura congressuale, martedì la direzione. Matteo Renzi segretario dimissionario. Così si è conclusa domenica alle 17.30 l’assemblea del Partito democratico, iniziata con la relazione di Renzi che ha annunciato le proprie dimissioni (leggi) mentre verso la fine Michele Emiliano, uno dei frondisti, sembra aver aperto uno spiraglio in nome dell’unità (leggi), spiraglio peraltro ufficialmente non accolto da alcuno.
Il Pd va a congresso dunque. Ma tutti insieme o qualcuno se ne andrà prima?
E poi, con chi stanno i parlamentari bergamaschi del Partito democratico? Cosa pensano dell’assemblea, del discorso di Matteo Renzi, della scissione alle porte? Ne abbiamo sentiti alcuni, ma prima di tutto il commento sintetico di un ministro di Bergamo, Maurizio Martina: “Cosa succede ora? Spero che rimangano tutti nel partito. Stanno discutendo tra loro”.
Giovanni Sanga, deputato: “Sto nel Pd. Sto con Renzi. Facciamo insieme una lettura rigorosa e profonda delle questioni sociali del nostro tempo. Quindi una proposta politica di governo del Paese. Il congresso deve servire a questo, non tanto a fare conte interne”. Cosa succede adesso? “Per noi – prosegue Sanga – parte la macchina congressuale. Per D’Alema & Co. si tratta di definire come formalizzare l’uscita”.
Beppe Guerini, deputato: “Martedì ci sarà una direzione che aprirà la fase congressuale – conferma – Io resto nel Pd e lavorerò a una candidatura radicalmente alternativa a quella di Matteo Renzi. anche perché faccio parte di Retedem, cioè gli ex civatiani, cioè l’unica minoranza che ha scelto di non avere ruoli in segreteria e nel governo di Renzi. Coerentemente lavoriamo a una candidatura più ampia e unitaria possibile e che possa costituire un’alternativa ‘di sinistra’ alla linea uscita vincitrice all’ultimo congresso”.
Elena Carnevali, deputata: “Rimango nel Partito Democratico, in cui credo che debbano rimanere tutti coloro che hanno contribuito costruirlo. Un partito che non è nato per essere monocolore, ma come ci ha ricordato Veltroni, aperto, popolare , riformista e moderno dove una sinistra deve avere presenza e cittadinanza. Il congresso, può e deve essere anche il luogo per costruire un programma nuovo: perché abbiamo fatto, costruito, realizzato molte cose buone per avere più diritti e più opportunità ma far finta di non vedere che una parte non si riconosce nel percorso fatto d’un qui sarebbe miope. Abbandonare il PD sono convinta rimane una tragico errore che con le scissioni abbiamo già pagato. Continuare senza fare correzioni di tiro e aggiustamenti sarebbe sbagliato: ed io preferisco farlo dentro il mio partito piuttosto che fuori da esso”,
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