L’idea è nata da un’attenta documentazione sul fenomeno del bullismo Diverse associazioni, tra le quali Amnesty international e Acbs (associazione contro il bullismo scolastico), ci hanno aiutato a comprendere con dati, statistiche ed esperienze chi sono i soggetti coinvolti nel fenomeno: l’età, il genere, la provenienza sociale sia del bullo che della vittima. Il passo successivo è stato ovviamente un ragionamento sui terzi.
È proprio su quest’ultimi che si sofferma il mio spot, scritto in collaborazione con una collega, Cassandra Enriquez, su quelle persone che assistono agli atti di violenza e non intervengono, ma soprattutto sulle persone, spesso gli stessi genitori, che fanno una cosa ugualmente grave, ovvero sminuiscono l’atto di bullismo con parole come “ragazzata”, bambinata ecc.
È un atteggiamento doppiamente negativo perché da un lato dà un silenzioso assenso all’opera del bullo, dall’altro ovviamente scoraggi la vittima a denunciare. Lo spot chiamato appunto “il confronto” è stato scritto per Amnesty , non per niente il claim finale è una frase che è possibile leggere sul loro sito ufficiale, nella sezione dedicata alla lotta al fenomeno del bullismo. La campagna è composta da quattro spot, uno interamente realizzato in animazione.
Li abbiamo presentati al Milano Film Festival e li abbiamo messi a disposizione delle scuole medie e superiori affinché li usassero per sensibilizzare sul tema. Poi un sito Facebook di un’associazione di psicologia, ha preso uno dei quattro video e l’ha pubblicato sulla sua pagina senza citare la fonte e senza chiedercelo. Lì ha ricevuto un riscontro incredibile. Quasi 8 milioni di visualizzazioni in meno di due giorni.
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