• Abbonati
Elia valori

Oggi l’Occidente è più piccolo. E per colpa sua

Dopo Brexit, l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, e l'elezione di Donald Trump a presidente degli Usa che innalza muri e rompe molte alleanze è venuta meno l'idea di Occidente? Lo abbiamo chiesto a Giancarlo Elia Valori, Honorable de l’Académie des Sciences de l’Institut de France.

L’egoismo e la chiusura di queste due grandi nazioni che conseguenze avranno sul nostro mondo? E sui rapporti con altri Paesi e continenti come l’Africa e l’Asia?

Una nazione ha tutto il diritto di essere egoista. Sarebbe grave se non lo fosse o non lo potesse essere. Ogni nazione tutela principalmente i suoi cittadini, non l’universo mondo o i principi assoluti, che poi ognuno interpreta in modo diverso.

In Africa, Trump ha dichiarato di voler combattere in primo luogo il terrorismo e l’instabilità. Si pensi solo al Boko Haram in Nigeria e alla rete dello Al Shabab in Somalia, proprio ora che la missione di pace dell’Unione Africana se ne sta andando da lì. Il Sud Sudan, la più recente nazione costituitasi al mondo, è in fiamme, e qui si tratta, come altrove, di concedere aiuti umanitari (solo nel Sud Sudan ci sono 1,6 milioni di profughi) ma di far vedere anche il brillìo di un’arma, un ottimo calmante per tutti.

Poi, dobbiamo ricordarci che il 25% della manodopera globale sarà, nel 2050, africano, e il continente nero è l’area più ricca al mondo di ogni tipo di materia prima. Le economie locali continuano a crescere vertiginosamente, malgrado tutto, ma se non si stabilizzano i prezzi delle loro materie prime non ci sarà niente da fare. Ecco il primo progetto da mettere in atto, che segue a ruota l’accordo OPEC-non OPEC tra i paesi petroliferi arabo-islamici e la Russia, siglato il 10 dicembre scorso.

La Gran Bretagna, se va in recessione tecnica dopo la Brexit, creerà problemi anche agli esportatori africani. Ma è molto probabile che Londra manterrà gli attuali trattati commerciali con tutti i paesi africani, visto che, nel 2019, così prevede il Fondo Monetario, il Commonwealth avrà un PIL maggiore di quello dell’UE. Anzi, è molto probabile che il nuovo round di accordi bilaterali con Londra favorirà proprio i paesi africani che esportano in Inghilterra, soprattutto dopo la firma, il giugno scorso, del Trattato Tripartito di Libero Scambio tra ben 26 Paesi del Continente Nero.

Insomma, gli USA si proietteranno in Africa secondo il tradizionale mix di aiuti e sostegno alle attività di peacekeeping, con un occhio alla penetrazione russa e, soprattutto cinese nell’area.

La Gran Bretagna, dopo la Brexit, ha comunque 18 Paesi africani nel suo Commonealth, tra cui la Nigeria, per fare un esempio. Basta e avanza per una proiezione di potenza di grande rilievo e, oggi, finalmente autonoma dalle operazioni UE, che sussidiavano l’agricoltura africana creando concorrenza a sé stessi.

(In copertina “La distruzione dell’Impero romano” di Thomas Cole).

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI