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Cronaca

Delitto di Colognola, esame del capello ritrovato sulla mano di Daniela fotogallery video

Il capello, provvisto di bulbo, sarebbe corto e quindi molto probabilmente appartenente a un uomo. Nei prossimi giorni sarà esaminato anche il materiale ritrovato sotto le unghie di Daniela Roveri

Sarà effettuato oggi, martedì 10 gennaio, l’esame del capello ritrovato sulla mano di Daniela Roveri, la donna di 48 anni uccisa con una coltellata alla gola nell’androne del palazzo in cui viveva, in via Keplero 11 a Colognola. L’analisi è stata affidata al personale del Gabinetto scientifico di Milano. L’obiettivo è capire, innanzitutto, se possa essere estratto il dna, che potrebbe essere quello del killer che ha colpito mortalmente la manager d’azienda.

Da quanto trapela dagli inquirenti il capello, provvisto di bulbo, sarebbe corto e quindi molto probabilmente appartenente a un uomo. Non è escluso, in ogni caso, che possa essere di qualcuno intervenuto quella sera sul luogo delitto, come il personale medico o gli agenti di polizia. È stato trovato sulla mano della vittima, sulla quale c’era anche una piccola ferita: possibile quindi che abbia cercato di difendersi dal suo aguzzino. A questo proposito, nei prossimi giorni sarà esaminato anche il materiale ritrovato sotto le unghie di Daniele Roveri per capire se possa aver avuto una colluttazione con l’assassino.

Il delitto si è consumato in pochi secondi. Il killer ha sorpreso Daniela Roveri alle spalle, per poi immobilizzarla e tagliarle la gola con un fendente forte e preciso, che le ha rescisso anche la carotide non permettendole nemmeno di urlare. Dopo l’omicidio è fuggito, probabilmente passando dai garage della palazzina, oppure dal parco che si trova a fianco, visto che non è stato ripreso da nessuna telecamera di sorveglianza di via Keplero.  La cosa certa è che chi ha ucciso conosceva bene la zona, oppure l’aveva studiata, le abitudini della vittima e probabilmente aveva una certa esperienza.

Nel frattempo proseguono le indagini coordinate dai sostituti procuratori Davide Palmieri e Fabrizio Gaverini alla ricerca di ombre nella vita della 48enne, di un movente che possa aver scatenato la furia omicida. L’ipotesi della rapina, nonostante la borsetta con il cellulare rubata, è stata scartata. Così come quella passionale, visto che gli unici due uomini intorno alla donna, un compagno e uno spasimante, hanno un alibi di ferro per la sera del delitto. Perde consistenza la pista della palestra, “Il club” di Azzano San Paolo, dove la donna pare non avesse attriti, così come quella dell’azienda, la Ikra di San Paolo d’Argon, considerando il ruolo marginale di Daniela Roveri.

Per fugare ogni dubbio su un possibile collegamento con l’omicidio di Gianna del Gaudio, la professoressa sgozzata in casa a Seriate, gli inquirenti hanno poi chiesto un confronto ai medici legali dei due delitti. L’obiettivo è capire se a uccidere Daniela Roveri la sera del 20 dicembre e Gianna del Gaudio la notte del 27 agosto, sia stata la stessa persona. Nei prossimi giorni quindi Yao Chen, anatomopatologa dell’università di Pavia che ha seguito l’esame autoptico sul cadavere della 48enne di Bergamo, e Andrea Verzelletti, medico dell’università di Brescia che ha analizzato la salma della 63enne di Seriate, si confronteranno per esaminare quanto rilevato.

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