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La richiesta

“Merce avariata ma i negozi rimangono aperti: la multa non basta, serve più severità”

I consiglieri De Rosa e Tremaglia hanno chiesto all’amministrazione di trovare il modo di punire quegli esercizi commerciali pizzicati a vendere merce pericolosa per la salute: pur condividendo in linea di massima il fine la maggioranza ha però respinto la richiesta, “tecnicamente inaccoglibile”.

Restrizioni per gli esercizi commerciali che vendono merce illegale: è questa la richiesta avanzata dai consiglieri De Rosa e Tremaglia all’amministrazione comunale di Bergamo, chiedendo che venga valutata l’adozione di provvedimenti atti alla “protezione della salute umana” inclusa la stesura di un regolamento specifico che disciplini rigorosamente le conseguenze amministrative alle inadempienze gravi relative alla sicurezza alimentare, oppure l’estensione del cosiddetto “regolamento anti-movida” già previsto dal Comune.

Una richiesta motivata con dei precedenti specifici, in particolare con i 4 maxi sequestri effettuati tra il luglio 2015 e l’aprile 2016 in via Quarenghi, via Carnovali e per due volte nello stesso esercizio di via Borgo Palazzo: complessivamente 70 chili di pesce in cattivo stato di conservazione, 21 di molluschi in stato di decomposizione, 17 di merce in vendita contaminata da parassiti e centinaia di chili di merce in vendita scaduta nel primo caso, 100 chili di prodotti alimentari in cattivo stato di conservazione e 300 chili di alimenti congelati privi di etichettatura, tracciabilità e scadenza nel secondo, 345 chili di merce mal conservata e altri 100 scaduti o privi di etichettatura negli ultimi due.

“Vogliamo mettere al centro dell’attenzione questo tema, non perché non lo sia già ma perché diventa difficile spiegare ai nostri concittadini perché in certe situazioni c’è molta severità e in altre, dove per altro c’è di mezzo la salute, gli esercizi dopo pochi giorni possono tornare a svolgere la propria attività – ha spiegato Andrea Tremaglia – Chiediamo all’amministrazione di fare tutto il possibile per sensibilizzare e intervenire in modo più deciso. È incredibile che pur sbagliando così tanto alcuni esercenti abbiano conseguenze così lievi”.

“La sola sanzione non è sufficiente a risolvere il problema – ha aggiunto Davide De Rosa – Pagata la multa l’esercente cambia nome dell’attività e aggirano anche il danno d’immagine, continuando a vendere merce illegale. Alcune attività sono soggette a orari di chiusura se non a chiusure temporanee se non garantiscono il silenzio fuori dal loro esercizio, mentre chi vende cibo avariato non subisce alcun provvedimento restrittivo”.

Un chiaro riferimento a Borgo Santa Caterina, accostamento respinto dalla maggioranza: “Un confronto inappropriato – ha sottolineato Niccolò CarrettaCi sono in gioco poteri diversi: il sindaco da una parte può intervenire, dall’altro no: in questo caso la normativa di riferimento è quella regionale”.

Pur condividendo, in linea di massima, le finalità dell’ordine del giorno l’amministrazione comunale ha però respinto al mittente la richiesta: “Così come è formulata non è tecnicamente accoglibile – ha spiegato il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Sergio Gandi – Abbiamo già lanciato un messaggio forte sulle nostre intenzioni con i controlli e i sequestri che dimostrano la nostra volontà di intervento. La vigilanza spetta però ad Ats, in ogni caso l’impulso deve venire da lì e in situazioni emergenziali che nel concreto non sussistono. Siamo tutti favorevoli al fine della richiesta ma contrasta con le norme vigenti e non è nei nostri poteri un intervento più incisivo”.

Il sindaco Giorgio Gori ha provato a gettare un po’ di acqua sul fuoco, intervenendo a smorzare polemiche che iniziavano a diventare pesanti: “Il punto non è politico – ha precisato – Concordiamo sul fatto che il problema vada perseguito ma la proposta così formulata non possiamo accoglierla. È un tema di interesse comune, come amministrazione intendiamo approfondirlo cercando strumenti più efficaci e predisponendo provvedimenti che siano accoglibili”.

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