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L'intervista

Provincia, i primi 2 anni di Rossi: “Riforma troppo lenta, quanti tagli dallo Stato”

A due anni dal conferimento dell’incarico il presidente della provincia di Bergamo Matteo Rossi traccia un primo bilancio del suo mandato: e lo fa alla vigilia delle elezioni provinciali che rinnoveranno il consiglio provinciale dell’Ente di via Tasso. Una gestione non facile, tra tagli e un bilancio da far quadrare.

A due anni dal suo mandato puoi tracciare un bilancio alla vigilia delle elezioni provinciali che cambieranno il consiglio di via Tasso?

Potrei rispondere con le scene di due film. Blade Runner con “io ho visto cose che voi umani…” e l’Attimo fuggente con “parole e idee possono cambiare il mondo”.
Fuor di metafora il lavoro che abbiamo svolto può essere suddiviso in due parti. La prima è quella di una progettualità sui temi della formazione, del lavoro, dell’impresa, della tutela del suolo, del trasporto su ferro e dei servizi ai Comuni. Su questo abbiamo messo in campo una politica forte che da troppo tempo mancava e i risultati sono arrivati. La seconda è quella dei servizi che Regione e Stato ci chiedono di svolgere: troppo lento il processo di riforma e troppi i tagli subiti su trasporto pubblico, disabili e manutenzione stradale.

Quali sono stati i momenti più difficili?

Quelli legati al bilancio. È evidente che siamo di fronte a una grande questione nazionale. Oltre alla dicotomia destra/sinistra ritorna prepotentemente quella centro/periferia, e che il territorio, complice la crisi, ha subito un ridimensionamento di ruolo e risorse. E’ evidente che occorrono nuove modalità di rappresentanza, in questo senso io credo che il tavolo Ocse “Bergamo 2030” potrebbe svolgere anche il ruolo di sindacato di territorio verso gli enti superiori. È però evidente che serve anche una iniziativa politica: penso che il Pd, verso le prossime elezioni regionali, debba intestarsi una vera iniziativa vera sul federalismo differenziato.

Chi amministra deve fare i conti anche con l’ingratitudine. Ma c’è un evento, un incontro, un intervento che l’ha ripagata per il suo impegno?

Le fatiche sono ripagate da un grande affetto che va ben oltre ogni critica. Porto nel cuore l’intervento sul palco del 25 aprile nel settantesimo della Resistenza. Di incontri ne ho diversi impressi nei miei ricordi: il sollievo delle imprese alle quali abbiamo pagato milioni di arretrati, i sessantatré lavoratori di ABF che abbiamo stabilizzato, i giovani che abbiamo valorizzato con la Fiera dei Mestieri, gli abitanti della val Serina che hanno visto finalmente riaprire la loro strada dopo la frana. E poi quando un Sindaco ti scrive un sms in cui ti ringrazia per avergli risolto un problema, perché so che dietro quel grazie c’è un’intera comunità davanti alla quale lui ha messo la faccia ancor prima di me.

Presidente di una grande Provincia con un lavoro a tempo pieno. È possibile?

Ammetto che è dura, e auguro a chi verrà dopo di me di trovarsi in una situazione un po’ più normale. Detto questo, abbiamo voluto la bicicletta, per cui pedaliamo. Per chi crede nella politica come servizio al bene comune, l’idea che un gruppo di giovani quarantenni si sta facendo carico gratuitamente delle difficoltà e del futuro del nostro territorio credo davvero sia una bella pagina della politica bergamasca.

Al giro di boa di questo mandato, che cosa vorrebbe portare a termine e quali obiettivi si prefissa di raggiungere?

Ne indico tre, tra gli altri: l’avvio dei lavori del raddoppio Ponte-Montello, l’abbassamento delle tariffe del parcheggio dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, nuovi investimenti nella banda larga sul territorio. Se ci riusciremo saranno tre vittorie del territorio che avranno come prima firma quella dell’Amministrazione Provinciale.

Lei è il primo presidente della Provincia rinnovata dalla riforma: che cosa non va? Quali poteri e ambiti non dovrebbe perdere l’ente e perché?

Sulla governance l’idea della legge Delrio di una Provincia eletta e partecipata dalle comunità locali è un’opportunità che ci sfida a riscoprire un nuovo protagonismo dei Sindaci e dei Comuni. Dopo il referendum bisognerà chiarire bene il futuro della formazione professionale e dei centri per l’impiego: non credo che sia positivo centralizzare tutto a Roma.

Come sono i rapporti con i sindaci? Trova che questa formula che li vede protagonisti in consiglio provinciale sia davvero efficiente?

Il primo ottobre ci sarà il rinnovo del consiglio provinciale, ai nostri amministratori dico: venite a votare per dare fiducia a chi in questi due anni ha lavorato per voi. Chi si mette all’opposizione della Provincia dei Comuni fa una scelta legittima, ma evidentemente gioca una partita contro il territorio bergamasco.

Rapporto Ocse. A un anno dalla consegna del rapporto a che punto siamo? Perché è così difficile fare rete a Bergamo?

In verità credo Bergamo sia cambiata, ora sa fare davvero squadra. La rete la stiamo facendo molto più che nel resto dei territori lombardi. Il modello costruito con la Camera di Commercio e l’Universita’ e’ innovativo, i Sindaci hanno contribuito in modo determinante ai distretti dell’attrattivita’ turistica e le zone omogenee della Provincia faranno sentire la voce del territorio sui temi scolastici e urbanistici. La strada che abbiamo imboccato e’ quella giusta.

Fa il presidente della Provincia, ma sogna di trasferirsi in Norvegia. Se fosse possibile, che cosa vorrebbe inserire del paese scandinavo a Bergamo?

Beh, il mitico Re Harald! Avete sentito che splendido discorso ha fatto sulla convivialità delle differenze?! Ma noi siamo una Repubblica, per cui dico che vorrei importare gli asili in ogni quartiere aperti alle comunità, le piste ciclabili per i bambini, il rispetto delle regole, fermarsi in macchina davanti ai passaggi pedonali e l’orgoglio di appartenere alla propria comunità nazionale.

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