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L'intervista

Monte Pora, Angelo Radici: “Investo perché credo che la montagna sia una grande risorsa”

Se a Foppolo la stagione della neve e tutto quello che le gira intorno vive un periodo che definire difficile è un eufemismo, c'è una realtà montana bergamasca che potremmo definire virtuosa, pur nella sua semplicità: il Monte Pora.

Se a Foppolo la stagione della neve e tutto quello che le gira intorno vive un periodo che definire difficile è un eufemismo, c’è una realtà montana bergamasca che potremmo definire virtuosa,  pur nella sua semplicità: il Monte Pora.

La società che gestisce il comprensorio sciistico, la Irta Spa, ha un fatturato che supera i 2 milioni di euro.

Nei periodi di massimo afflusso occupa 80 addetti. Negli ultimi anni ha investito molto negli impianti facendo parecchi sacrifici, ora sta realizzando un bacino di 35 mila metri cubi che permetteranno in futuro un innevamento artificiale anche in stagione sciistiche a corto di nevicate.
Il comprensorio sciistico – che comprende le stazioni del Monte Pora e della Presolana – offre una lunghezza complessiva di 30 chilometri di piste, servite da 15 impianti di risalita. Si può sciare dai 1.200 metri di quota del Donico, palestra dello sci per i più piccoli, fino ai 1.880 metri del Monte Pora, dove ogni venerdì (o tutte le sere previa prenotazione) è possibile farlo anche in orario serale, grazie all’investimento e all’impianto di illuminazione. La Irta è guidata dalla famiglia Pasinetti, ma fra gli azionisti e membro del Consiglio di amministrazione c’è anche il capitano d’industria Angelo Radici.

“È un settore difficile, un business impegnativo, ma ci ha sempre caratterizzato la politica dei piedi per terra, dell’essere realisti. Sono imprese in cui si deve sempre mettere una mano al portafoglio e una al cuore, ma che muove tutto è la passione. Mi lasci fare una premessa: non commento il caso di Foppolo e preciso che il mio impegno economico in Irta è a titolo personale, non sono coinvolte le mie imprese”.

Partiamo da qui allora. Da dove nasce il desiderio di investire in questo settore?
“Da una passione: lo sci. È uno sport che abbiamo sempre amato e praticato in famiglia. Poi il Pora è uno dei miei posti del cuore, oltre ad essere un contesto naturale splendido”.

Quali sono le difficoltà che incontra nella gestione di un’impresa come la Irta?
“Le difficoltà non mancano e le abbiamo avute anche noi come Irta. Oltre ai consistenti investimenti, si
fa fatica, si perde tempo nella burocrazia per ottenere i permessi per realizzare opere o strutture”.

Ci racconta un esempio?
“Abbiamo impiegato sette anni per avere finalmente i permessi di realizzare un bacino di 35 mila metri cubi di acqua, che si affiancherà a quello attuale di 10 mila metri cubi. Si tratta di un’opera che ci permetterà di innevare artificialmente le piste anche in stagioni non proprio fortunate, in cui le condizioni meteorologiche non ci aiutano”.

Questo bacino idrico come cambierà gli impianti del Pora?
“Permetterà di offrire un servizio agli appassionati, agli sportivi e a tutto il settore agonistico. È un investimento che facciamo noi, ma che avrà una ripercussione su tutto l’indotto del circo bianco nell’intera valle. Spesso si dimentica o non si vogliono vedere le ricadute economiche che investimenti privati simili hanno su un perimetro più ampio nel territorio, soprattutto in termini di maggiori entrate economiche e di occupazione”.

Un po’ polemico?
“No, non voglio, non è nel mio carattere e non è mio intento creare polemiche. Certo per il Pora gli investimenti sono privati, a Foppolo il pubblico si è mosso con una certa celerità”.

Il caso Foppolo e prima il caso di Lizzola, non rischiano di incrinare l’immagine della montagna bergamasca?
“Sono casi che mi auguro rimangano isolati. La montagna bergamasca ha un grande potenziale da offrire. Spesso non si pensa che con il collegamento internazionale dell’aeroporto, la bellezza artistica e culturale di Bergamo e dei paesi delle nostre valli unita anche ad un’offerta sciistica di livello sia una grande opportunità turistica. Serve forse un cambio di mentalità per capire che il paese in cui operiamo, oltre ad essere il più bel paese del mondo, sia anche una grande opportunità per generare benessere. Il comprensorio del Pora è eccezionale: è esposto al sole e permette di sciare su una neve bella, di godere di un paesaggio magnifico. Io credo che nel giro di qualche anno, con maggiori investimenti, con l’aiuto di altri soggetti privati e speriamo anche con un miglioramento della burocrazia e dei servizi pubblici, saremo in grado di offrire un servizio di alta qualità, pure restando sempre oggettivi e realisti”.

Ci anticipa qualcosa?
“È ancora presto per annunciare interventi. Posso dire che a livello impiantistico negli ultimi dieci anni ci siamo posizionati molto bene. Restano da fare alcuni ritocchi come il nuovo bacino che era necessario per l’innevamento. Poi chissà, mi piacerebbe realizzare un nuovo rifugio. Immagino un impianto che sia fruibile tutta la settimana e che offra servizi di alta qualità. Per ora investo perché credo fermamente che la montagna sia una grande risorsa, ancora in grado di emozionarmi”.

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