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A Rio 2016 l’Italia “riscopre” la ginnastica artistica: “La prossima stella è di Bergamo”

Rio 2016, ascolti e seguito altissimi per la ginnastica artistica, uno sport che continua a farsi conoscere e apprezzare. In occasione delle Olimpiadi brasiliane la Nazionale italiana si è confrontata con squadre di altissimo livello, compresa quella più temuta da tutti: gli Stati Uniti con la stella di Simone Biles, la ginnasta considerata la migliore al mondo.

Anche la squadra azzurra vanta una stella, Vanessa Ferrari, ma a dirla tutta le atlete italiane sono tutte brava: Carlotta Ferlito, Erika Fasana, Elisa Meneghini e Martina Rizzelli.

Elisa Meneghini e Martina Rizzelli erano al debutto ai giochi olimpici e li hanno affrontati con tanta grinta e concentrazione, riuscendo a gestire la grande emozione e otenendo buoni risultati. Come non parlare poi delle tre F (Ferrari, Fasana, Ferlito) che hanno ottenuto un’altra finale a 5 cerchi nel concorso All-Around (Vanessa e Carlotta) e nel corpo libero (Vanessa ed Erika).

Sedici ani fa alle Olimpiadi di Sydney partecipò un’atleta bergamasca, Irene Castelli, originaria di Ponte San Pietro. Che oggi allena ragazze nella palestra di Curnasco di Treviolo che lei stessa gestisce. Tra l’altro Irene Castelli era allenata a sua volta da Enrico Casella, il coach di Vanessa Ferrari che l’olimpionica orobica, 32enne peraltro conosce abbastanza bene. A lei chiediamo impressioni e valutazioni di questi giochi.

Sono cambiate le Olimpiadi da quando ha partecipato nel 2000 a oggi?

Dal punto di vista di un’atleta l’Olimpiade è una sempre unica, cambia  qualcosa ogni volta, cambia di sicuro il livello organizzativo, ma c’è un dato che le accomuna tutte ed è l’unione tra gli atleti. Certo, dal punto di vista tecnico dal 2000 a oggi è cambiata la difficoltà: è via via più elevata.

Che emozione prova oggi nel vedere le Olimpiadi?

Ad ogni Olimpiade, qualsiasi sport io guardi, piango. Perché una volta che le vivi provi una sorta di magia e anche se non conosci nessuno, percepisci come amico qualunque atleta italiano. Percepisci questo forte legame semplicemente perché appartiene al tuo stesso Paese e io rivivo questa sensazione fortissima in tutte le gare.

Lei conosce bene Vanessa Ferrari: come commenta le sue performance olimpiche?

vanessa ferrari irene castelli

Vanessa (è la prima a sinistra nella fila in basso della foto mentre Irene è la secodna da destra in alto, ndr) ha tenuto duro: aveva un problema al piede avendolo forzato troppo perché l’altro era stato operato. Avrebbe potuto rinunciare alla finale All-Around in modo da riposare il piede in vista della finale a corpo libero, ma non l’ha fatto. Così non ha potuto riprendersi fisicamente dalle gare affrontate, anche perché i giorni precedenti alla competizione si è dovuta costantemente allenare e su un vero e proprio campo gara, quindi senza buche e arrivi “agevolati”, caricando ulteriormente l’arto dolorante. Circa la finale a corpo libero, a mio parere sono tre i motivi che le hanno tolto la medaglia: un valore di partenza leggermente più basso rispetto a quello della britannica Amy Tinkler: il dolore al piede che ha portato un’imprecisione; il salto “Ferrari” non riconosciuto.

Crede che questa sia davvero l’ultima olimpiade di Vanessa Ferrari?

Conoscendola vorrà fare ancora qualcosa per togliersi “il sassolino dalla scarpa” del quarto posto, ma Tokio 2020 è lontana… magari ci riproverà in un mondiale, dato che le avversarie da superare saranno le stesse.

Uscendo un attimo dal contesto italiano, cosa pensa di Simon Biles?

La sua esistenza difficile fin dalla nascita ha portato quest’atleta a capire che la ginnastica era il suo mondo, ha vissuto interamente una vita da ginnasta. C’è da dire che negli Stati Uniti ci sono borse di studio che l’hanno facilitata a investire su se stessa per approcciarsi con lo sport e gestire gli studi. Sono convinta che passi un sacco di tempo in palestra, che la trovi come una sorta di famiglia (quella famiglia che non ha avuto da piccola) e soprattutto la viva in modo veramente sereno, fatto di grande rilevanza. Chiaramente ha talento perché altrimenti non avrebbe potuto arrivare a risultati così eccezionali.

Sappiamo che anche a Bergamo c’è una giovane promessa della ginnastica: Giorgia Villa (nella foto), classe 2003: ce ne parla?

giorgia villa

Giorgia Villa non è più a Bergamo. L’ho allenata da bimba, quando aveva 5 anni soltanto, a Treviolo. Poi l’ho presentata a Casella e subito anche lui ha concordato sul valore di quella piccolina. Così recentemente si è trasferita alla Brixia (Brescia) dove c’è probabilmente la migliora scuola italiana di ginnastica. Appena tornerà dalle vacanze Giorgia inizierà il lungo percorso per la preparazione olimpica di Tokio: nel 2018 affronterà gli europei, nel 2019 le gare qualificanti e poi nel 2020 ci saranno le Olimpiadi, ha buone chance di partecipare. Lei è una che in gara dà sempre il massimo per la squadra. In futuro si parlerà di lei, è da tenere d’occhio. Due anni fa ho anche detto a sua mamma di imparare il giapponese.

Così Giorgia Villa si è staccata da lei per allenarsi a Brescia: come ha reagito?

E’ stato come lasciare una figlia, davvero. C’era una bella intesa tra di noi, ci capivamo con uno sguardo. In realtà mi avevano proposto di andare a Brescia ad allenarla tutti i giorni, l’avrei potuta seguire, ma ho dovuto fare una scelta diversa avendo una famiglia e due bimbi di cui il più piccolo ha ora compiuto i due anni. Se avessi optato di dividermi tra palestra e famiglia avrei rischiato di allenarla in un clima poco sereno, sarei stata nervosa e non avrei potuto seguirla come avrei voluto. Adesso mi hanno proposto di andare a Brescia un paio di giorni a settimana, così potrò seguirla di nuovo.

Nella foto di copertina Irene Castelli è la seconda da sinistra

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