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L'intervista a erriquez

La Bandabardò al Filagosto: “La nostra musica per difendere ambiente, profughi e omosessuali”

Parla lo storico leader della band fiorentina, mercoledì sera sul palco di Filago: "Compiremo cinquant'anni suonando, cercando di portare allegria e voglia di vita. Ambiente e convivenza sono le nostre battaglie: geografia, scelte sessuali e politiche non possono essere un muro"

Al Filagosto arriva la Bandabardò. La sera di mercoledì 3 agosto il gruppo toscano sarà protagonista di un concerto al festival di Filago che ogni anno propone musica ricercata e di qualità.

Una serata all’insegna del divertimento, con quell’energia e quella capacità di comunicare che caratterizzano la formazione musicale. Per saperne di più, abbiamo intervistato Enrico “Erriquez” Greppi, voce, chitarra e anima della Bandabardò.

Che cosa proporrete al Filagosto?
Proponiamo la nostra baraonda di musica. Questa volta abbiamo organizzato la scaletta predisponendo le canzoni in ordine alfabetico: in totale 21 pezzi e l’aggiunta di alcuni bis, con il nostro motivo per stare sul palco, cioè realizzare il concerto insieme alle persone facendole cantare, ballare e rendendole il più possibile partecipi. È un momento di sfogo, ma anche una ripartenza e un’occasione per trovare energia pulita.

Al concerto si potranno ascoltare anche i brani del vostro ultimo album, “L’improbabile”?
La scaletta cambia sempre: in questo momento ci sono un paio di canzoni tratte dal nostro nuovo disco. Non interpretiamo il concerto come la presentazione di un album, ma è una sorta di riepilogo di ciò che siamo dal ’93 a oggi: vogliamo bene a ogni nostro lavoro e ognuno contiene quelle 4-5 canzoni che non possiamo non eseguire in una serata.

La Bandabardò ha un’energia contagiosa: qual è il vostro segreto?
Ricordarci tutte le sere che il lavoro che facciamo è la nostra grande passione. Saliamo sul palco e cerchiamo di essere sempre positivi, degli inguaribili ottimisti, persone che non mollano mai finché non trovano il sorriso, e se c’è un problema si risolve: costi quel che costi. E poi nel gruppo c’è una bella comunione d’intenti, è un matrimonio perfettamente riuscito: più passa il tempo e più vogliamo bene alla Bandabardò, che è la nostra vita. Si sono aggiunti anche quelli che chiamo “gli operai del palco”, ragazzi che ci seguono da quindici anni e si occupano ad esempio di suoni e luci, che sono parte di una bellissima ragnatela di felicità.

Con le vostre canzoni sapete comunicare molto: qual è la priorità secondo lei oggi?
La madre di tutte le battaglie è l’ecologia, abitare in un ambiente sano. Se continuiamo a vivere in un mondo avvelenato, in cui non c’è rispetto per la propria terra, dove cerchiamo la felicità? Credo che bisogna recuperare il gusto delle piccole cose, trattare il mondo come se fosse casa nostra, non sporcarlo, valorizzarlo e renderlo vivibile per tutti, perché ognuno ha il diritto di viverci con uguali diritti e doveri. Riteniamo che sia il punto di partenza, ci battiamo soprattutto per questo. D’accordo con Legambiente, che ci supporta in questa tournée.
Negli Stati Uniti moltissime persone hanno trovato lavoro nell’industria del riciclo e del riuso, a vari livelli, dagli operai agli ingegneri specializzati, per ripulire le malefatte dell’uomo e per creare dalla spazzatura materiale edile, oggetti e plastiche: così si crea un mondo più sano, pulito e felice.

Bandabardò

E com’è secondo lei la situazione in Italia?
Abbastanza disastrosa, perché a gestire il mondo della sporcizia c’è un business e perché quando si parla di ecologia spesso la gente sbuffa, non ha voglia di affrontare l’argomento. Una volta che l’italiano ha votato pensa di non dover fare più nulla, mentre la cura dell’ambiente non può essere demandata solo ai governanti. Confido nei bambini e nei ragazzi, che a scuola imparano a fare la differenziata e sgridano genitori e nonni perché non la effettuano. Spero che la gente si renda conto prima che si arrivi a un punto di non ritorno, quando saremo obbligati a convivere con un mondo molto più difficile, in cui dovremo necessariamente riciclare per riscaldaci, riutilizzare se vorremo avere vestiti, oggetti e suppellettili vari.

Quanta consapevolezza c’è dei beni comuni in Italia secondo lei?
Pochissima, basta vedere come trattiamo le nostre città d’arte. Ad esempio, la Tour Eiffel è più redditizia di mezza Roma con tutte le sue bellezze, mentre Pompei sta crollando. Ogni tanto c’è qualche segno di ripresa, ma poi si finisce subito col dimenticare tutto.
La convivenza è un’altra delle nostre battaglie: ci sembra assurdo che la geografia, le scelte sessuali o quelle politiche siano dei muri tra le amicizie, rinchiudendosi nella propria solitudine. Siamo tutti essere umani e possiamo capire il dolore di chi lo prova, anche se ha la pelle scura: bisognerebbe smetterla di sentirsi superiori, anche perché non siamo superiori a nessuno. Alla base c’è molto egoismo e ignoranza: si pensa che chi viene da fuori sia sempre peggio di noi.

E cosa pensa del premier Renzi?
Nel bene o nel male ha fatto qualcosa e andrà giudicato in base al suo operato. Certamente, si potrebbe fare meglio ma, dopo vent’anni di fanfaronate, da questo punto di vista, finalmente siamo tornati un Paese normale. A Firenze è stato nostro sindaco e abbiamo visto che è pragmatico, avverso alle ideologie, vorrebbe un’Italia moderna e collegata a banda larga. Spero che si renda conto che l’Italia è formata da persone che non hanno un soldo e da chi ne ha troppi: questo divario andrebbe aggredito alla gola.

E cosa pensa dei Cinque stelle?
Vorrei poterli giudicare sui fatti e credo che siamo giunti a questo momento: finalmente hanno un grosso Comune, Roma, e spero che facciano talmente bene da far pensare che con loro si possa fare qualcosa. Per ora il mio giudizio è sospeso: a livello nazionale non mi sono piaciuti molto perché sono entrati come “signor no” in parlamento, esprimendo parere contrario anche su proposte che secondo me erano votabili.

Secondo lei, destra e sinistra esistono ancora?
A livello gestionale politico sono concetti vecchi, mentre a livello personale no: l’ideologia è fondamentale, tutto ciò che facciamo nella nostra giornata è dettato da certi valori. Non ho mai trovato un politico che mi rappresentasse in toto, però penso che generalizzare sia sbagliato, perché ci sono anche politici impegnati. Ritengo che i parlamentari dovrebbero guadagnare al massimo 3mila euro e al mese: è disgustoso che la politica sia un modo per arricchirsi e avere in mano le chiavi del potere, dovrebbe essere un lavoro svolto da persone che ci credono veramente, nel modo più onesto e umile possibile.

Bandabard

Per concludere, quali sono i progetti per il prossimo futuro della Bandabardò?
Innanzitutto, proseguire nella tournée: abbiamo in programma tanti concerti in tutta Italia. Poi, a novembre, inizieremo con un tour europeo. Presto raggiungeremo un traguardo importante, il concerto numero 1.500 e siamo molto felici: continueremo questa avventura meravigliosa e compiremo i cinquant’anni sul palco cercando sempre di portare allegria e voglia di vita.

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