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La polemica

Cgil, Cisl e Rsu contro la Provincia: “Contratto aziendale siglato senza di noi”

Gian Marco Brumana per la Fp Cgil, Mario Gatti per la Fp Cisl e Alberto Gherardi per la Rsu della Provincia di Bergamo stigmatizzano il comportamento dell'Amministrazione provinciale.

Gian Marco Brumana per la Fp Cgil, Mario Gatti per la Fp Cisl e Alberto Gherardi per la Rsu della Provincia di Bergamo stigmatizzano il comportamento dell’Amministrazione provinciale che, dicono “dopo essersi rimangiata il contratto decentrato integrativo sottoscritto nel 2015, sospendendo unilateralmente l’erogazione di oltre 120.000 euro di produttività, ora cerca e, pare trovare, il consenso di Uil e Csa per la sottoscrizione del contratto integrativo del 2016, in cui il taglio della produttività diventerà di euro 362.700,90, a causa del valore annuale delle cessazioni intervenute nel 2015”.

Scelte, quelle della Provincia non condivise né dalle Rsu né da Cgil e Cisl in quanto “fondate su un parere del Ministero dell’Economia e delle Finanze, peraltro, letto in senso non certo favorevole ai dipendenti”.

Tant’è che Cgil e Cisl, con il sostegno delle Rsu e dei lavoratori, si sono rivolte al giudice del lavoro al fine di ripristinare l’integrale applicazione del contratto legittimamente sottoscritto nel corso del 2015 dalla stessa Rsu e da tutte le organizzazioni sindacali.

“E’ previsto, infatti nella bozza di conversione del decreto enti locali un possibile incremento del fondo per il salario accessorio delle province dell’anno 2015, anche per quelle che non hanno rispettato il patto di stabilità. C’è da chiedersi, dunque, se davvero sussista un obbligo, diametralmente opposto, di ridurlo proporzionalmente in relazione alle cessazioni intervenute nello stesso anno come sostiene la provincia di Bergamo. Ancor meno coerente appare, tuttavia, la disponibilità manifestata da Uil e Csa a sottoscrivere un contratto per il 2016 in cui le risorse per la produttività non solo risultano sospese, ma addirittura da subito decurtate in modo consistente”.

L’aspetto più sconcertante per Cigil, Cisl e Rsu è “l’atteggiamento della parte pubblica. Basti pensare, come peraltro è possibile leggere nella bozza di verbale predisposta dalla stessa parte pubblica, che ‘… il dr Purcaro, sentito il Presidente della Provincia, conferma il contenuto della proposta presentata e la volontà della Parte Pubblica di procedere alla firma dell’ipotesi anche in accordo con una sola sigla sindacale, in quanto da ritenersi valido e quindi applicabile perché, al contrario di ciò che avviene per la contrattazione collettiva nazionale, non esistono regole, legali o contrattuali, che impongano un numero minimo di firme o di percentuali predefinite di rappresentatività sindacale per la validità del contratto integrativo’ “.

Invece l’art. 2 della proposta, dal significativo titolo “procedure per l’autorizzazione alla sottoscrizione ed efficacia del CCDI” prevede che:

“1. Il presente contratto collettivo decentrato integrativo si intende sottoscritto dalle parti e immediatamente efficace quando, a seguito della convocazione dei soggetti costituenti la parte sindacale ai sensi dell’art.10, comma 2 del CCNL del 1.4.1999 sia firmato:

a) per la parte sindacale dal rappresentante della RSU e dai rappresentanti sindacali delle OO.SS. firmatarie del CCNL, che hanno partecipato alla contrattazione decentrata;

b) per la parte pubblica dal Presidente della delegazione, previo atto autorizzativo (con decreto presidenziale) e previa acquisizione del prescritto parere dei Revisori dei Conti.

2 L’eventuale mancata sottoscrizione dei rappresentanti delle OO.SS. componenti la parte sindacale non inficia comunque l’efficacia del CCDI, nel caso sia stato sottoscritto dalla RSU “.

La decisione dell’amministrazione, dunque, dichiarano Cgil, Cisl e rsu “non solo non tiene in alcun conto del grado di rappresentatività delle diverse organizzazioni sindacali e soprattutto delle scelte dei lavoratori che democraticamente hanno eletto i propri rappresentanti all’interno della Rsu, ma nemmeno è in grado di rispettare quanto dalla stessa proposto, ritenendo più opportuno coltivare e sollecitare divisioni in ambito sindacale cercando soluzioni con protagonisti finora marginali, in contrasto con la volontà espressa dai lavoratori e dalla Rsu”.

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