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Caso yara

Lo psichiatra: “Bossetti? Padre di famiglia dalla doppia personalità” fotogallery video

Dopo la condanna all'ergastolo per il brutale delitto di Yara Gambirasio, lo psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano, analizza il profilo psicologico del carpentiere 45enne di Mapello

Dopo la condanna all’ergastolo per il brutale delitto di Yara Gambirasio, lo psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano, analizza il profilo psicologico del carpentiere 45enne di Mapello, all’apparenza un comune uomo di provincia, ma che in verità sembra essere colpito da una forma di anaffettività corpo-mente.

“Massimo Bossetti sembra un comune padre di famiglia bergamasco, quindi insospettabile nel suo comportamento e nel suo contesto – afferma lo psichiatra Michele Cucchi –. Ma per resistere a tutti gli stimoli mediatici, dalla reclusione all’isolamento, fino al peso della potenziale perdita della propria famiglia, assomiglia in verità a un “animale a sangue freddo”. Questa caratteristica si potrebbe collegare sia come indizio di presunta colpevolezza, un tratto di psicopatia con una anaffettività e una sorta di deafferentazione corpo-mente, che si riferisce al fatto che nel corpo non si trasmette il vissuto della mente. Ma potrebbe anche essere una caratteristica di un profilo di un ordinario uomo di provincia con le sue abitudini, i suoi ritmi e i suoi rituali”.

“La famiglia e la moglie lo difendono senza remore, a oltranza – prosegue Cucchi – . Lui mostra una resistenza che non si incrina mai: rimane sempre pacato, adeguato, non appare mai emaciato, distrutto da quello che la dimensione mediatica ed esistenziale del processo lo costringe a vivere. Va ricordato anche il passato di quest’uomo: la paternità di cui viene a conoscenza dopo, in una relazione extra coniugale. Si tratta di un potenziale elemento indicatore di tensioni e difficoltà ambientali”.

“Altra caratteristica di Bossetti è lo sguardo nelle fotografie: sembra sempre impostato, mai rilassato e sorridente, come in una posa da icona consumata. Colpisce di Bossetti il look curato, con un pizzo meticolosamente delineato, le fotografie con le sopracciglia tinte come il pizzo e come i colpi di sole. Una persona a cui piace essere pulita, ordinata, esteticamente ineccepibile e regolare.

Segno di narcisismo, o incapacità di emozionarsi anche per una banale fotografia di repertorio? Se fosse colpevole lo sarebbe avendo fatto una cosa che probabilmente nemmeno lui riconosce come sua, un bisogno sessuale socialmente inaccettabile, un agito. Il movente? Uccidere piuttosto che perdere lo status, piuttosto che perdere quella normalità impostata come il suo sguardo e la sua posa nelle fotografie. Senza alcun pentimento – conclude Cucchi – , senza alcun cedimento emotivo, perché le emozioni non gli appartengono, è un animale a sangue freddo”.

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