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L'intervista

Meno 4 al King of The Pilo, Diego Flaccadori: “Per me sarà sempre IL campetto”

Il 20enne seriatese che gioca a Trento, impegnato in questi giorni con la Nazionale di Ettore Messina, parla del campetto di via Rosolino Pilo, dove è cresciuto e dove è ormai prossimo il torneo Fisb.

L’asfalto del Pilo ormai è rovente: manca davvero pochissimo all’edizione 2016 di King Of The Pilo, quella che porterà i vincitori a disputare le finali nazionali a Riccione. Abbiamo voluto celebrare l’appuntamento parlandone con uno “che ce l’ha fatta” e che dai campetti di periferia ora gira l’Europa e il mondo con la Nazionale: Diego Flaccadori, 20enne seriatese tesserato per l’Aquila Trento.

Ciao Flacca. Per rompere il ghiaccio ti chiediamo: Quando avremo l’ onore di averti al King Of The Pilo come ospite d’onore?

Ciao a tutti! Mi piacerebbe venire, se fosse per me verrei tutti gli anni ma tra i vari impegni con la Nazionale non ho mai la possibilità di esserci. Prima o poi però ce la farò.

Cominciamo con le domande serie: la tua carriera è in continua ascesa e per il popolo del Pilo sei già considerato “quello che ce l’ha fatta”, nonostante tu sia giovanissimo. Quando i tuoi impegni con club e nazionali te lo permettono, capita di vederti d’estate al Pilo. Che rapporto hai con questo campetto? Sei cresciuto qui o preferivi giocare in altri campetti?

Per me il Pilo è stata come una famiglia! Ogni domenica venivo a giocare con i miei compagni di squadra e negli anni ho iniziato a giocare con i più “grandi”! Per me sarà sempre “IL campetto”

In campo sembri un giocatore molto determinato e concentrato a fare ciò che il tuo coach richiede: non ti capita di avere attimi di showtime compulsivi in cui esci dagli schemi e lasci che sia il talento a dettare le tue giocate?

Beh, sono un giocatore che spesso entra in partita con giocate offensive, per questo diciamo che fare giocate di “talento” è quello che preferisco.

Negli ultimi mesi e settimane abbiamo visto il tuo nome su giornali e siti web sia per esserti dichiarato eleggibile al prossimo draft NBA, sia per essere stato votato miglior giocatore U20 della serie A e sia per la chiamata di Ettore Messina al raduno della nazionale maggiore per il pre-olimpico. Per chi ti conosce bene, si dice che sei un ragazzo molto umile e sempre focalizzato sul lavoro. Guardandoti alle spalle, quanto sei soddisfatto del percorso che hai fatto fino ad ora e quanto ti aspettavi di arrivare così in alto?

Qualche anno fa sognavo di giocare in serie A, una volta arrivato gli obiettivi sono diventati altri e piano piano li sto realizzando. Sono decisamente convinto che nel mio percorso non cambierei niente. Il lavoro paga sempre.

La domanda sui modelli di riferimento è di rito per un campione: la condiamo un po’ col nostro stile. Tre nomi che hanno ispirato maggiormente il tuo gioco (NBA, compagno di squadra, e giocatore del campetto, se c’è stato..)

Jamal Crawford e Luca Montagnosi sono nel mio stile campetto..Diamantidis è il mio idolo.

Molti giocatori professionisti, soprattutto NBA, vengono dal basket di strada e il loro gioco è visibilmente influenzato da queste radici. Che ruolo ha avuto il basket da campetto nella tua crescita? E’ lì che hai affinato le tue skills, oppure andavi soltanto per tirare?

Al campetto ci andavo quasi solo per sfidare “il Monta” in crossover ma ho sempre avuto vita dura! Però qualche oretta di tiro c’è sempre stata anche al campetto!

Sei alla tua seconda stagione in serie A, quest’anno hai recitato un ruolo da protagonista anche in Eurocup e in questi giorni ti allenerai con i campioni NBA della nostra nazionale. Sei molto giovane ma la fase di svezzamento nei più alti campionati senior l’ hai già abbonadantemente e brillantemente superata. Come ti sei sentito, da under, nei primi giorni di allenamento con i compagni di Trento a doverti inserire in uno spogliatoio di giocatori ormai affermati? Al Pilo, per esempio, la stessa cosa vale per i ragazzini che dopo anni che giocano nella metà campo più “sfigata”, vengono chiamati a giocare in quella dei “grandi”. Come cerchi di farti valere in quei momenti? Giochi senza paura o cerchi di limitare i danni e non forzare troppo?

Personalmente ho sempre pensato fin da piccolo che per diventare un giocatore di serie A bisogna avere, oltre al talento e al lavoro, la cosiddetta “faccia da culo”. L’avere sfrontatezza e non avere paura nel fare le cose è sempre stata la mia filosofia.

Attorno ai playground e ai suoi giocatori nascono spesso delle leggende metropolitane: le loro gesta, atteggiamenti, caratteri somatici o qualsiasi particolarità sono alla base di soprannomi che spesso hanno dell’incomprensibile. Sei riconosciuto da tutti come “Flacca”, ma hai qualche altro soprannome che ti è stato affibiato nel corso degli anni?

Questa domanda potrebbe rivelare cose belle da raccontare ma purtroppo sono per tutti il Flacca (ride ndr).

Siamo arrivati ai saluti. A nome di King of The Pilo e di tutti i suoi amici ti facciamo un grosso in bocca al lupo per i prossimi impegni e per la tua carriera; Ti aspettiamo al più presto al campetto con la speranza che tu porti un po’ di Pilo in ogni campo che calcherai.

Ciao a tutti e viva il lupo! Ci vediamo al Pilo!

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