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L'intervista

Alberto Nacci, regista jazz premiato a Los Angeles e Hollywood: “Ma non in patria”

Dopo la carriera da musicista Alberto Nacci si è trasformato in regista, con riconoscimenti che sono arrivati quasi esclusivamente dall'estero; l'ultimo in ordine di tempo da Los Angeles dove è stato premiato Body & Sound #2.


Nemo propheta in patria: i latini avrebbero probabilmente usato questa locuzione per descrivere la carriera di Alberto Nacci, regista e produttore siciliano d’origine ma bergamasco d’adozione, fresco vincitore a Los Angeles dell’INDIEFest Film Awards con il cortometraggio Body&Sound #2.

Una carriera che affonda le sue radici nel mondo della musica, lo stesso che ancora oggi fa da sfondo imprescindibile ai suoi lavori: “Con un passato trentennale da musicista jazz – spiega Alberto Nacci – mi sono poi innamorato del suono del silenzio e del dialogo tra immagini e suoni: negli ultimi anni componevo anche colonne sonore di spettacoli di teatro e danza, poi ho deciso di produrre le immagini per la mia musica”.

Storia di un film-maker al contrario, che ha ribaltato la prospettiva e che ha bisogno di avere già in testa la musica adatta prima di realizzare il montaggio: il paesaggio visivo immaginato in funzione di quello sonoro, tanto nei documentari di arte e cultura quanto nei filmati industriali o didattici, nei corti o nei lungometraggi.

Un approccio originale sperimentato per la prima volta nel 2003 con “Fireworks” che trasformò la Tenaris di Dalmine in un’orchestra e diventato nel 2006 video celebrativo per i cent’anni dell’azienda: “Rimasi folgorato dai paesaggi sonori dello stabilimento – confida il regista – Anche in lavori successivi ho composto le musiche in funzione delle tonalità e dei ritmi dei luoghi di lavoro, sfruttando proprio i suoni concreti”.

alberto Nacci

Dal 2009 Alberto Nacci ha smesso di comporre musica e di suonare il sax ma non di attribuirle un ruolo di primissimo piano nei suoi lavori di produzione che sin da subito hanno ottenuto importanti riconoscimenti fuori dai confini nazionali: con “The Moving Town”, corto realizzato per l’aeroporto di Orio, è stato selezionato al 61° Festival du Film Locarno, ricevuto la Mention Spécial du Jury al Festival du Cinema de Bruxelles, vinto per la miglior regia il Philadelphia Documentary & Fiction Film Festival, per la miglior fotografia il Festival de Cine Internacional de Barcelona, per il miglior video musicale l’Alaska International Film Award.

alberto Nacci

“Purtroppo, tranne in un solo caso a Firenze (Digifestival 2006) i riconoscimenti sono sempre arrivati dall’estero dove un lavoro viene apprezzato a prescindere dal nome del regista: in Italia la sensazione è sempre quella che i soliti noti e gli amici degli amici abbiano un occhio di riguardo. Ovviamente mi auguro di togliermi qualche soddisfazione anche qui”.

L’ultimo in ordine di tempo è quello arrivato da Los Angeles ad aprile: Body & Sound #2, corto di 4 minuti e mezzo e uno dei sei che compongono l’omonimo ciclo dedicato al rapporto tra i musicisti e i loro strumenti musicali e ispirato alla famosa ballad jazz “Body & Soul”, con la partecipazione di Sergio Arturo Calonego e la sua chitarra acustica ha vinto anche a Hollywood e Bellingham e ottenuto una nomination al prossimo Festival Internazionale del Cinema di Vienna.

alberto Nacci

Questo corto è diventato il trailer di un lungometraggio che sarà presentato a Notti di Luce ai primi di settembre: “Un film che vede i musicisti mettersi in gioco come persone e nella loro relazione intima ed empatica con il loro strumento, inteso come prolungamento di sé stessi”.

Parallelamente Alberto Nacci sta lavorando ad un altro importante progetto filmografico dal titolo “Trento Longaretti – IL CONCERTO” che uscirà sempre in autunno: “Un grandissimo artista che ha accettato di lavorare con me e che a 100 anni ha ancora la voglia, la disponibilità e l’umiltà di voler imparare qualcosa di nuovo. In questo film Longaretti sarà un medium per parlare di arte moderna, antica e contemporanea con alcuni degli ospiti del suo concerto per i suoi 100 anni: Carlo Pirovano, Giovanni Valagussa, GianMaria Labaa, Mariella Bettineschi, Giovanni Bonelli e Nicola Capogrosso, testimoni ‘privilegiati’ di una lunga e intensa carriera artistica”.

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