“Da mesi senza stipendio e con l’azienda che chiede le dimissioni in cambio del TFR”.
Sarebbe questa la drammatica situazione dei dipendenti di Agronomia Scarl, l’azienda di San Paolo d’Argon specializzata nella produzione e confezionamento di insalata di quarta gamma, ovvero nella produzione e l’insacchettamento di insalata tagliata e preconfezionata.
Il gruppo conta due poli produttivi di cui uno a Grugnano, in provincia di Lecce e l’altro, oggetto di liquidazione, a San Paolo d’Argon: proprio in questo stabilimento, i lavoratori non sanno più quale futuro li attende.
Per la precisione sono 46, in gran prevalenza stranieri, che continuano a non trovare pace fra messa in liquidazione, concordato preventivo, cessione ad altre due società (Agricola San Paolo, alla quale dovrebbero esserne reindirizzati 35, e Jentu, i restanti 11) e stipendi che continuano a non arrivare: “c’è chi è senza paga da mesi e chi da più di un anno”, commenta la Cgil.
Motivazioni che nella mattinata di lunedì 2 maggio hanno spinto i dipendenti dell’azienda a presidiare l’ingresso dello stabilimento per chiedere spiegazioni e invocare aiuto.
“Siamo davvero molto preoccupati per il futuro occupazionale di questi lavoratori, come anche delle prospettive dell’azienda e dell’intero Gruppo”, hanno commentato Valentino Rottigni e Francesca Seghezzi di Flai-Cgil di Bergamo. Gli fa eco Giovanni Locatelli, di Fai-Cisl di Bergamo.
“Abbiamo forti dubbi anche sulle motivazioni della messa in liquidazione: più che a un rilancio del Gruppo a noi pare si punti a una delocalizzazione verso la Germania delle attività svolte a San Paolo d’Argon. L’apprensione riguarda anche il recupero delle numerose mensilità arretrate non pagate dall’azienda, come pure i trattamenti di cassa integrazione ordinaria e di maternità ancora non corrisposti”.
Inoltre “Agronomia Spa continua a comparire come società controllata al 100% da Borsa Italiana: una vera anomalia, visto che Borsa Italiana non ha partecipazioni dirette in nessun’altra azienda produttiva. In passato ci è stato risposto che si tratta di un errore. Possibile che in due anni non si sia trovato il tempo di risolverlo? Saremmo contenti di assistere alla crescita e allo sviluppo di quest’azienda se al buon andamento annunciato corrispondesse una reale crescita dal punto di vista produttivo: ci sembra che l’azienda sia più preoccupata a rassicurare il mercato azionario che i propri lavoratori sul loro futuro occupazionale”.
Il sindacato ha reso nota la volontà di indire uno sciopero e proporre corsi di riqualificazione e ricollocazione professionale per i lavoratori. Ma, soprattutto, spera che “qualche imprenditore serio possa rilevare e rilanciare le sorti dell’azienda e dei suoi dipendenti”.
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