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Immigrati e profughi

La Chiesa risponde agli attacchi di Matteo Salvini a Papa Francesco

Monsignor Nunzio Galantino replica a muso duro alle polemiche scatenate da Matteo Salvini della Lega, dai Fratelli d’Italia e dal Movimento 5 Stelle che accusano il Papa di incitare all’immigrazione con gesti come la visita a Lesbo.

«Occorre continuare con coraggio nell’accoglienza dei rifugiati» dice Papa Francesco. «L’accoglienza ai profughi è solo un atto di restituzione» insiste mons. Nunzio Galantino, segretario della Cei per il quale «la carità è la tuta di ogni giono».

Francesco si rivolge ai rifugiati: «Troppe volte non vi abbiamo accolto! Perdonate la chiusura e l’indifferenza. Trattati come un peso, un problema, un costo, siete invece un dono», la testimonianza di come «il nostro Dio clemente e misericordioso sa trasformare il male e l’ingiustizia in un bene per tutti. Ognuno di voi può essere un ponte che unisce popoli lontani, che rende possibile l’incontro tra culture e religioni diverse, una via per riscoprire la nostra comune umanità».

Il Centro Astalli dei Gesuiti nacque «dalla visione profetica del padre Pedro Arrupe», che fu superiore generale della Compagnia di Gesù nel 1965-1983: «Siate sempre testimoni della bellezza dell’incontro. Aiutate la nostra società ad ascoltare la voce dei rifugiati. Continuate a camminare con coraggio al loro fianco, accompagnateli e fatevi anche guidare da loro: i rifugiati conoscono le
vie che portano alla pace perché conoscono l’odore acre della guerra».

La visita compiuta sabato 16 aprile 2016 a Lesbo da Papa Francesco, dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e dall’arcivescovo ortodosso di Atene Hyeronimus e l’ennesimo naufragio nel Mediterraneo – che potrebbe aver provocato oltre 200 vittime – sono due eventi ben presenti al 38° convegno nazionale delle Caritas diocesane (18-20 aprile) a Sacrofano (Roma) con 600 partecipanti da 174 Caritas diocesane, per riflettere su «Misericordiosi come il Padre», che è il tema dell’Anno Santo straordinario che si celebra in tutta la Chiesa. Giovedì 21 gli esponenti delle Caritas incontrano Papa Francesco, che domenica 24 presiede il Giubileo dei ragazzi.

Galantino replica a muso duro alle polemiche scatenate da Matteo Salvini della Lega, dai Fratelli d’Italia e dal Movimento 5 Stelle che accusano il Papa di incitare all’immigrazione con gesti come la visita a Lesbo.

Dice Galantino: «Chi fa queste affermazioni mostra di avere una intelligenza un po’ al di sotto della media. Perché chi spinge questa povera gente a scappare sono le guerre, la povertà, come quelle che si stanno combattendo in Libia, in Siria, in Iraq. Per noi inclusione sociale dei poveri significa imparare con coraggio che il primo elemento che favorisce l’immigrazione non è il Papa che va a Lampedusa o a Lesbo. Ci vuole intelligenza e capacità di capire, di convincerci e di dire che ciò che sta succedendo è anche nostra responsabilità».

Agli operatori della Caritas aggiunge: «Inclusione sociale dei poveri significa fare cultura e imparare a leggere bene la storia perché la prima spinta all’immigrazione è risultato di un certo tipo di politica. Solo con un impegno teso a restituire al povero la dignità che gli è stata sottratta e chiamando per nome le mani che gli hanno tolto questa dignità possiamo riuscire a potenziare la cultura».

Il segretario Cei ribadisce ciò che Francesco afferma da tempo: «Una Chiesa, nel suo stile, nelle sue scelte e nelle sue parole» non deve comportarsi «come un potere accanto ad altri poteri e non deve usare strategie accorte. La carità non è un gingillo ma la tuta di ogni giorno».

Sulla stessa lunghezza d’onda il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Caritas: «Compito della Caritas è aiutare il povero e aiutare la comunità a comprendere. Bisogna moltiplicare gli sforzi e stimolare sempre di più la politica. Se i modelli di sviluppo sono dominati dal mito della crescita indefinita e persiste una cultura individualistica dell’”ognuno per sé” e se gli uomini di governo e di potere non sono in grado di sottrarsi a questo mito e a questa cultura, le comunità cristiane non possono non sentirsi interpellate da questi fatti. Non è possibile costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi, perché sappiamo che le cose possono cambiare».

Le Regioni ecclesiali con il più alto numero di immigrati accolti stabilmente sono la Lombardia (oltre 4 mila persone ospitate); il Triveneto con oltre 2.750; in Piemonte- Valle d’Aosta le 17 diocesi accolgono coltre 2.400 rifugiati e la Sicilia più di 2.100 sapendo che questa Regione per ragioni geografiche è in prima linea.

La rete ecclesiale si fa carico di 1/5 dell’intero sistema di accoglienza in Italia, che attualmente ospita oltre 80 mila persone. Nel 2015 sono sbarcate in Italia 154 mila persone; circa 24 mila nei primi mesi del 2016.

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