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La recensione

Da Dylan ai vecchi successi: De Gregori infiamma il Creberg e chiude con la sorpresa Leali video

Prima la celebrazione, poi la festa. Prima l’omaggio al mito Dylan, poi “apro l’argenteria”, aveva ammiccato Francesco De Gregori in un altro concerto qui al Creberg di Bergamo. Ma il tempo sembra essersi fermato per il Principe della canzone, che tiene la scena e trascina il suo pubblico a cantare con lui.

Tanti capelli grigi tra i 1500 fan dell’artista romano che riempiono il teatro, ma nei quarant’anni e passa da Rimmel in poi ci stanno tutte le generazioni, dai coetanei di Francesco (65 anni) alle ragazze armate di iphone per immortalare l’evento. C’è anche Bobo Craxi, buon chitarrista (il padre Bettino citò “Viva l’Italia” in aula durante un discorso sulla fiducia. E Lucio Dalla, che era amico di Craxi, volle fargli conoscere Francesco. Così Bettino Craxi cantò davvero Viva l’Italia, nella casa di Dalla in Trastevere a Roma, assieme a De Gregori).

Per cantare “Amore e furto” De Gregori si arma di leggìo e spiega: “Ho tradotto le canzoni di Dylan, ma non posso sbagliare le parole se no lui s’incazz… Per le mie posso anche cambiare al momento qualcosa se non mi ricordo e magari l’effetto è anche migliore. Però la prima è talmente bella che non posso…”. Gira il leggìo verso il pubblico e parte con “Via della povertà”.

Le canzoni scorrono mentre il pubblico segue quasi in religioso silenzio, un po’ per rispetto del mito, un po’ perché non tutti conoscono i brani del nuovo album, il 21° di De Gregori.

Intervallo (“anche Dylan sarebbe d’accordo”) e si riparte, con i vecchi cavalli di battaglia del Principe. Il pubblico s’infiamma per “Generale”, “Santa Lucia”, da “Agnello di Dio” a “La storia siamo noi”. E il menestrello, serioso nel celebrare il suo maestro, diventa un po’ monello, si scatena sul palco con le storie di ieri, anche se non c’è niente da capire ma non importa, perché il pubblico è questo che vuole sentire e un po’ sognare accompagnando l’urlo di “Pablo è vivoooooo”.

Le note di “Buonanotte fiorellino” potrebbero chiudere il concerto, ma naturalmente l’apoteosi scatta quando Francesco intona: “E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure e cancello il tuo nome dalla mia facciata…”. Non c’è l’effetto karaoke (e nemmeno Cesare perduto nella pioggia, stavolta “Alice” non viene riproposta) ma ogni spettatore accompagna sottovoce la sua “Rimmel”.

Atmosfera magica, applausi e bis ma… “Grazie Bergamo” saluta Francesco, e si fa attendere un po’, forse un po’ troppo. Poi finalmente nel buio compare qualcosa, si sentono al pianoforte le note inconfondibili della “Donna cannone” che riaccende il Creberg e scatena la voglia di selfie.

Tutti sotto il palco e De Gregori a sorpresa parte con “A chi”, con una serie di acuti degni del miglior Fausto Leali.  Finché sulla scena non compare proprio lui, il vero Fausto Leali, il “negro bianco”, felicissimo di chiudere con l’amico Francesco e con l’adrenalina dei suoi 71 anni.

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